Una battaglia dopo laltra: recensione del film di Thomas Anderson

Una battaglia dopo l’altra, analisi controcorrente del film di Paul Thomas Anderson

Paul Thomas Anderson, regista acclamato per la sua capacità di creare mondi cinematografici complessi e personaggi indimenticabili, porta sul grande schermo Una battaglia dopo l’altra, un film che vede protagonisti Leonardo DiCaprio e Sean Penn. Conosciuto per opere come Boogie Nights, Magnolia e Il petroliere, Anderson ha spesso dimostrato un’abilità unica nel mescolare dramma, umorismo e critica sociale. In questo nuovo film, uscito nelle sale italiane il 25 settembre e distribuito da Warner Bros Italia, si avvale di due attori di spicco come DiCaprio e Penn, entrambi con una carriera costellata di successi e interpretazioni memorabili.

Ho scelto di attendere prima di esprimere un giudizio definitivo su Una battaglia dopo l’altra. Ero curiosa di osservare le reazioni del mondo della critica cinematografica, sia a livello nazionale che internazionale, soprattutto considerando l’accoglienza quasi universalmente positiva che il film ha ricevuto. Volevo capire se le mie perplessità fossero un’impressione isolata o se, al contrario, altri avessero condiviso le mie riserve. Dopo aver analizzato attentamente le diverse prospettive, mi sono resa conto che, in questo caso specifico, è stato particolarmente difficile separare il mio ruolo di spettatrice da quello di critica. Per questo motivo, mi trovo nella posizione di dover parzialmente andare controcorrente rispetto all’entusiasmo generale, offrendo un’analisi che, pur riconoscendo alcuni meriti del film, ne evidenzia anche le debolezze. Non si tratta, quindi, di un’adesione acritica all’opinione dominante, ma di una valutazione ponderata e motivata.

Leonardo Dicaprio In Una Scena Di Una Battaglia Dopo L’altra Credits Warner

Regia divisiva, un’estetica impeccabile, una visione confusa

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La regia di Anderson è, come sempre, tecnicamente impeccabile. La fotografia di Michael Bauman crea atmosfere suggestive, alternando colori caldi e freddi per enfatizzare i diversi aspetti della narrazione. La colonna sonora di Jonny Greenwood, onnipresente e ansiogena, contribuisce a creare un senso di tensione costante. Tuttavia, nonostante l’indubbia maestria tecnica, la regia appare a tratti dispersiva, incapace di dare coesione a una narrazione sovraccarica di temi e personaggi. Anderson sembra voler dire troppo, finendo per non dire nulla di veramente incisivo. Mentre molti lodano questa complessità come segno di profondità, io la percepisco come un sintomo di confusione, un’incapacità di focalizzare l’attenzione su un messaggio centrale.

Performance attoriali: un cast di talenti al servizio di una storia incompleta

DiCaprio offre un’interpretazione sopra le righe nei panni di Bob Ferguson, un ex rivoluzionario trasandato e perennemente sotto l’effetto di droghe. La sua performance, a tratti esilarante, non riesce però a dare profondità a un personaggio che rimane una macchietta. Penn, nei panni del colonnello Steven J. Lockjaw, offre una performance altrettanto eccessiva, caricaturale e poco credibile. Teyana Taylor, nei panni di Perfidia Beverly Hills, si distingue per la sua presenza scenica e intensità emotiva, ma il suo personaggio viene relegato a un ruolo marginale nella seconda parte del film. Anche il resto del cast, pur composto da attori talentuosi come Regina Hall e Benicio del Toro, non riesce a brillare veramente a causa della superficialità con cui sono tratteggiati i loro personaggi. Ciò che altri vedono come interpretazioni audaci, io le trovo spesso esagerate e poco convincenti, come se gli attori fossero stati lasciati liberi di improvvisare senza una chiara direzione da parte del regista.

Punti salienti: un mosaico di temi senza un filo conduttore chiaro

Una battaglia dopo l’altraaffronta una serie di temi scottanti, tra cui l’immigrazione, il suprematismo bianco, la militarizzazione della polizia e la polarizzazione politica. Tuttavia, questi temi vengono affrontati in modo superficiale e frammentario, senza una vera analisi critica. Il film sembra voler scandalizzare a tutti i costi, ricorrendo a immagini forti e situazioni estreme, ma senza offrire spunti di riflessione veramente originali. La narrazione si disperde in una serie di sottotrame e digressioni che finiscono per appesantire il film e renderlo difficile da seguire. Invece di un’analisi profonda, mi sembra di assistere a un’esposizione superficiale di temi complessi, come se il regista avesse voluto inserire il maggior numero possibile di argomenti di attualità senza preoccuparsi di approfondirli.

Sean Penn In Una Battaglia Dopo L’altra Credits Warner

Film divisivo: un’accoglienza critica entusiasta, un pubblico più freddo

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Contrariamente a quanto spesso accade, Una battaglia dopo l’altraha ricevuto un’accoglienza critica quasi unanimemente positiva. Tuttavia, il pubblico sembra essere stato meno entusiasta, come dimostrano gli incassi al botteghino. Il film sembra aver diviso critica e spettatori, sollevando interrogativi sul rapporto tra l’apprezzamento per l’estetica e la tecnica cinematografica e la capacità di un film di coinvolgere emotivamente il pubblico.

Film politico: un’arma a doppio taglio

Una battaglia dopo l’altraè senza dubbio un film politico, ma la sua politica è confusa e contraddittoria. Il film sembra voler denunciare gli eccessi del potere e la deriva autoritaria della società americana, ma lo fa in modo confuso e ambiguo. La rappresentazione dei movimenti rivoluzionari è a tratti caricaturale e riduttiva, mentre la critica al suprematismo bianco appare superficiale e poco incisiva. Il film sembra voler prendere posizione, ma finisce per rimanere in superficie, incapace di offrire una vera analisi critica della realtà.

Quando l’arte non incontra il cuore (e va controcorrente)

Come critica, dovrei apprezzare l’ambizione e la complessità di Una Battaglia dopo l’altra. Come spettatrice, però, sono rimasta perplessa e insoddisfatta. Il film mi è sembrato pretenzioso, incoerente e incapace di coinvolgermi emotivamente. Faccio fatica a scindere i due ruoli, perché credo che un film debba essere sia intellettualmente stimolante che emotivamente coinvolgente. “Una Battaglia dopo l’altra” è un’opera ambiziosa ma imperfetta, che non riesce a raggiungere il suo pieno potenziale, e che, a mio parere, non merita l’entusiasmo che sembra aver suscitato in molti altri critici.

Cosa mi è piaciuto:

  • La fotografia di Michael Bauman: le immagini sono visivamente suggestive e contribuiscono a creare atmosfere particolari.
  • La colonna sonora di Jonny Greenwood: la musica è efficace nel creare tensione e sottolineare i momenti chiave del film.
  • La presenza scenica di Teyana Taylor: l’attrice ha carisma e riesce a dare intensità al suo personaggio, anche se il suo ruolo è limitato.

Cosa si sarebbe potuto fare meglio:

  • Dare maggiore coerenza alla narrazione: il film è troppo frammentario e manca di un filo conduttore chiaro.
  • Approfondire i temi trattati: i temi politici e sociali sono affrontati in modo superficiale e poco incisivo.
  • Sviluppare meglio i personaggi: molti personaggi rimangono bidimensionali e non riescono a suscitare empatia.
  • Ridurre la lunghezza del film: la durata eccessiva appesantisce la narrazione e rende il film difficile da seguire.

Verdetto finale

Una battaglia dopo l’altraè un film visivamente accattivante, con interpretazioni attoriali degne di nota, ma afflitto da una narrazione confusa e da una mancanza di profondità emotiva. Un’opera che, purtroppo, non riesce a lasciare un segno duraturo, e che non riesco a comprendere come possa essere definita un capolavoro. Il mio consiglio è di avvicinarsi a questo film con spirito critico, senza lasciarsi influenzare dall’entusiasmo generale, e di valutare se le sue ambizioni si traducono effettivamente in un’esperienza cinematografica significativa.

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