The Smashing Machine, Dwayne Johnson oltre “The Rock” in un biopic crudo e coinvolgente
Benny Safdie, regista noto per il suo stile crudo e viscerale in film come “Good Time” e “Uncut Gems”,approda alla 82a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con “The Smashing Machine”. Questo film segna il debutto alla regia solitaria di Safdie, che in precedenza aveva sempre lavorato in coppia con il fratello Josh. Con “The Smashing Machine”, Safdie sembra voler dimostrare di poter reggere il peso di un progetto ambizioso e complesso anche senza il supporto del fratello. La pellicola promette di scardinare l’immagine patinata di Dwayne “The Rock” Johnson. Il film, che verrà distribuito in Italia a partire dal 19 Novembre da I Wonder Pictures, vede accanto a Johnson, Emily Blunt, attrice eclettica capace di spaziare tra commedie romantiche (“Il Diavolo veste Prada“) e action movie (“Edge of Tomorrow”), si prepara a offrire una performance intensa e complessa. Insieme, Safdie, Johnson e Blunt esplorano le zone d’ombra di un’icona dello sport, Mark Aera, in un’opera che promette di essere tanto fisica quanto emotivamente coinvolgente.
Dwayne Johnson e Emily Blunt: un duo inaspettato che fa scintille
Le interpretazioni di Dwayne Johnson e Emily Blunt sono il cuore pulsante di “The Smashing Machine”. Johnson, in particolare, sorprende per la sua capacità di incarnare la fragilità e la vulnerabilità di Mark Kerr, un uomo apparentemente invincibile sul ring ma tormentato da demoni interiori. Abbandonando l’immagine del gigante muscoloso e sorridente, Johnson si trasforma fisicamente e psicologicamente, offrendo una performance intensa e commovente. La sua interpretazione è un vero e proprio tour de force, che lo consacra come un attore capace di affrontare ruoli complessi e drammatici. Blunt, dal canto suo, offre un ritratto complesso e sfaccettato di Dawn Staples-Kerr, la compagna di Mark, una donna forte e indipendente ma anche fragile e insicura, divisa tra l’amore per Mark e la frustrazione per i suoi eccessi. Ryan Bader, nel ruolo di Mark Coleman, apporta autenticità e profondità emotiva al film, offrendo uno sguardo intenso sull’amicizia e sulla rivalità nel mondo delle MMA.
La Regia di Benny Safdie, uno sguardo crudo e intimo sul mondo delle MMA
La regia di Benny Safdie si distingue per la sua capacità di immergere lo spettatore nel mondo delle MMA in modo realistico e coinvolgente. Safdie evita gli stereotipi del genere sportivo, concentrandosi invece sulla dimensione umana dei suoi personaggi. La sua regia è caratterizzata da uno stile crudo e viscerale, che non edulcora la violenza del ring ma la contestualizza all’interno di un racconto più ampio sulla ricerca di identità, la lotta contro le dipendenze e la difficoltà di conciliare successo professionale e vita privata. La fotografia di Maceo Bishop contribuisce a creare un’atmosfera cupa e realistica, mentre il montaggio serrato e incalzante riflette la frenesia e la brutalità del mondo delle MMA.
La regia di Benny Safdie:l’esplorazione delle dipendenze: un tema centrale nel film
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Un tema centrale in “The Smashing Machine” è l’esplorazione delle dipendenze, in particolare quella da oppiacei di Mark Kerr.Safdie affronta questo tema con grande sensibilità e realismo, mostrando le conseguenze devastanti delle dipendenze sulla vita di Kerr e delle persone che lo circondano. Il film non giudica Kerr per le sue debolezze, ma cerca di comprendere le ragioni che lo hanno portato a rifugiarsi nelle droghe. Safdie mostra come le dipendenze siano spesso il risultato di un dolore interiore non elaborato e di una difficoltà a gestire le pressioni e le aspettative del mondo esterno.
Il rapporto tra Mark e Dawn: una relazione complessa e turbolenta
Il rapporto tra Mark e Dawn è uno degli elementi più interessanti e complessi del film. Safdie mostra come la loro relazione sia caratterizzata da un amore profondo ma anche da una forte conflittualità. Mark e Dawn si amano, ma faticano a comunicare e a comprendersi. Le loro differenze caratteriali e le loro fragilità individuali rendono il loro rapporto turbolento e imprevedibile. Nonostante le difficoltà, Mark e Dawn restano legati da un forte sentimento di affetto e di dipendenza reciproca. Il loro rapporto è una metafora della difficoltà di conciliare amore e successo, vita privata e carriera professionale.
L’autenticità del mondo delle MMA: un cast di veri lottatori
Un aspetto che contribuisce all’autenticità di “The Smashing Machine” è la presenza nel cast di veri lottatori di MMA, come Ryan Bader e Bas Rutten. Safdie ha scelto di affidare a questi atleti ruoli importanti nel film, per dare maggiore credibilità alle scene di combattimento e per offrire uno sguardo più realistico sul mondo delle MMA. La presenza di questi lottatori conferisce al film una veridicità e un’autenticità che lo distinguono da altri film del genere. Il loro contributo è fondamentale per immergere lo spettatore nel mondo delle MMA e per fargli comprendere la durezza e la complessità di questo sport.
Un finale amaro: quando la gloria non basta
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Il finale di “The Smashing Machine” è tutt’altro che trionfale. Safdie sceglie di non cedere alla retorica del lieto fine, mostrando invece le conseguenze durature della violenza e delle dipendenze sulla vita di Mark Kerr. Il film si conclude con un’immagine di Kerr, segnato nel corpo e nell’anima, che cerca di ricostruire la propria vita dopo aver perso tutto. Un finale amaro ma realistico, che invita lo spettatore a riflettere sul prezzo della gloria e sulla fragilità della condizione umana.
Cosa mi è piaciuto:
- La performance di Dwayne Johnson, che sorprende per la sua intensità e vulnerabilità.
- L’interpretazione complessa e sfaccettata di Emily Blunt.
- La regia realistica e coinvolgente di Benny Safdie.
- La colonna sonora intensa e suggestiva.
- L’assenza di stereotipi del genere sportivo.
- L’esplorazione delle dipendenze e del rapporto tra Mark e Dawn.
- La presenza nel cast di veri lottatori di MMA.
Cosa si sarebbe potuto fare meglio:
- Approfondire maggiormente il personaggio di Dawn Staples-Kerr, esplorando le sue motivazioni e i suoi conflitti interiori.
- Dare più spazio alle scene di combattimento, per rendere ancora più realistico e coinvolgente il mondo delle MMA.
- Evitare alcuni momenti didascalici e retorici, che appesantiscono il ritmo del film.
Verdetto Finale:
“The Smashing Machine” è un biopic che centra il bersaglio, grazie soprattutto alla performance di Dwayne Johnson, che si mette alla prova con un ruolo complesso e sfaccettato, distaccandosi dalla sua immagine più patinata. Emily Blunt offre un’interpretazione intensa e credibile, arricchendo il film di sfumature emotive. Benny Safdie dirige con mano sicura, immergendo lo spettatore nel mondo delle MMA e affrontando temi delicati come le dipendenze e le relazioni tossiche. Pur non essendo esente da qualche prevedibilità narrativa, “The Smashing Machine” è un film che convince per la sua autenticità e per la capacità di raccontare una storia umana e coinvolgente. Un’opera che merita di essere vista, per apprezzare il talento dei suoi interpreti e la visione del suo regista.
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