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The Odyssey, ci risiamo: scoppia subito la polemica contro il film di Christopher Nolan

The Odyssey, ci risiamo: scoppia subito la polemica contro il film di Christopher Nolan

Come capita sempre più spesso ormai, i film non arrivano mai da soli. Insieme a teaser, trailer e poster, puntuale come un’uscita evento, arriva anche la polemica. È successo di nuovo in queste ore con The Odyssey di Christopher Nolan: il primo trailer ufficiale è bastato a riaccendere discussioni, critiche e prese di posizione online, al punto che il film – ancora lontano dall’uscita – sembra già accompagnato da un carico di contestazioni che, a giudicare dai commenti, oscillano tra osservazioni puntigliose e accuse ben più drastiche.

Il punto è che The Odyssey non parte da zero. Il film era finito sotto accusa già mesi fa, quando la diffusione del primo poster aveva acceso un dibattito acceso sull’elmo indossato da Odisseo. Secondo molti utenti, e secondo una critica che si richiama direttamente alla tradizione omerica, quell’elmo sarebbe storicamente fuori contesto: troppo simile a modelli spartani o corinzi, quando il poema colloca l’eroe in un’epoca micenea in cui – si sostiene – sarebbero stati più plausibili elmi in zanne di cinghiale. Una polemica accompagnata da altre accuse, come quella di essere un film “woke” solo perché Nolan ha dichiarato di preferire la traduzione dell’Odissea della prima donna inglese ad aver mai tradotto il poema epico. Sembrava circoscritta agli appassionati più ferrati, ma il trailer ha riportato prepotentemente la questione in primo piano.

Le nuove immagini, infatti, hanno allargato il campo delle contestazioni. I costumi sono diventati uno dei bersagli principali: leggendo i commenti online su vari social, c’è chi parla di una versione de Il Gladiatore sotto steroidi, soprattutto puntando il dito contro l’armatura di Agamennone eccessivamente “tattica”, quasi supereroistica, accostandola a un’estetica da cinecomic più che a quella di un re acheo – nello specifico c’è chi si lamenta che sembri “uscito da Gotham City”, citando non a caso Il Cavaliere Oscuro dello stesso Nolan; chi si concentra sui pantaloni indossati da Telemaco, ritenuti anacronistici o comunque lontani dall’immaginario greco più condiviso; chi critica l’architettura del palazzo di Itaca, giudicata poco coerente con le ricostruzioni storiche note. A questi si aggiungono dettagli minori, dalla foggia delle armi ai materiali, che per una parte del pubblico contribuiscono a dare l’idea di un mondo antico filtrato da una sensibilità contemporanea più che ricostruito filologicamente.

Il risultato è una lista sempre più lunga di elementi “sotto accusa”, che però riporta a una questione ciclica: che cosa pretendiamo davvero dai film storici, soprattutto quando si confrontano con testi fondativi come l’Odissea? La richiesta di una fedeltà assoluta è comprensibile, ma anche problematica. Il poema attribuito a Omero non è un trattato di archeologia, bensì un’opera narrativa risalente all’VIII secolo a.C., che già al suo interno mescola tradizione orale, mito e una visione del passato filtrata dal presente di chi la raccontava.

Un esempio recente e molto discusso è quello di Ridley Scott, da anni al centro di polemiche simili. Il gladiatore è stato accusato di semplificare e alterare eventi e personaggi dell’antica Roma, Kingdom of Heaven ha diviso storici e pubblico per la rappresentazione delle Crociate, mentre di recente Napoleon ha acceso un dibattito ancora più acceso per le libertà prese nella ricostruzione della figura di Bonaparte e delle sue campagne militari. Scott stesso ha più volte risposto alle critiche rivendicando il diritto del cinema di raccontare una storia, non di illustrare un manuale scolastico. Un approccio che, nel bene e nel male, ha prodotto film discussi ma anche capaci di lasciare un segno nell’immaginario.

Pretendere una fedeltà totale a un testo dell’VIII secolo a.C. significa dunque muoversi su un terreno scivoloso. Un conto sarebbe vedere Achille usare uno smartphone, un altro è interpretare costumi, architetture e simboli per restituire chiavi di lettura, atmosfere e sensazioni riconoscibili e impressionabili per lo spettatore contemporaneo. Il cinema lavora per sintesi visive ed emotive, e ogni scelta estetica è anche una dichiarazione d’intenti.

Per ora, il verdetto su The Odyssey è rimandato. Il primo trailer ufficiale ha mostrato solo frammenti, ma è bastato per dimostrare che, ancora una volta, prima ancora di arrivare in sala, un grande film deve attraversare il mare agitato delle reazioni online. E il viaggio di Nolan, a quanto pare, è iniziato nel segno della polemica.

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