Springsteen: Liberami dal Nulla, la recensione del film con Jeremy Allen White
Scott Cooper, regista noto per la sua capacità di scavare nel profondo delle emozioni umane (come dimostrato in Crazy Heart” e Hostiles), si cimenta in Springsteen: Liberami dal Nulla, un biopic atipico, concentrandosi su un momento cruciale nella vita di Bruce Springsteen. Ad interpretare il Boss troviamo Jeremy Allen White, reduce dal successo della serie The Bear, affiancato da Stephen Graham (celebre per This is England e Boiling Point) nel ruolo del padre di Bruce, Douglas Springsteen, David Krumholtz (Oppenheimer) nei panni del dirigente discografico Al Teller e Gaby Hoffmann (Transparent) in quelli della madre Adele Springsteen. Springsteen: Liberami dal Nulla è stato proiettato in anteprima al BFI London Film Festival. Un’esperienza che mi ha permesso di apprezzare appieno la profondità emotiva e l’intensità narrativa di questo film, distribuito da Walt Disney Italia, che si preannuncia come un evento imperdibile nelle sale italiane a partire dal 23 ottobre.

La regia, uno sguardo intimo e senza scontii bruce springsteen
Cooper abbandona le convenzioni del biopic tradizionale, evitando la narrazione “dalla culla alla tomba” e concentrandosi invece su un periodo specifico: l’inizio degli anni ’80, quando Springsteen, reduce dal successo di The River, si trova a un bivio artistico e personale. La regia è intima, quasi claustrofobica, riflettendo il disagio interiore del protagonista. Le scelte stilistiche, come l’uso del bianco e nero per i flashback e le lunghe sequenze dedicate al processo di registrazione, contribuiscono a creare un’atmosfera intensa e coinvolgente. Cooper non ha paura di mostrare le fragilità e le contraddizioni del suo personaggio, restituendo un ritratto autentico e senza edulcorazioni.
Le interpretazioni, un cast in stato di grazia
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Jeremy Allen White offre una performance straordinaria, incarnando un Springsteen tormentato, introspettivo e vulnerabile. Non si limita a imitare il personaggio, ma ne cattura l’essenza, restituendo un ritratto credibile e commovente. La sua interpretazione è un mix perfetto di intensità emotiva e controllo espressivo, che lo consacra come uno degli attori più talentuosi della sua generazione. Stephen Graham è perfetto nel ruolo del padre, un uomo alcolizzato e violento che ha segnato profondamente la vita di Bruce. Anche David Krumholtz e Gaby Hoffmann offrono interpretazioni convincenti, pur avendo ruoli meno centrali. Menzione speciale per Odessa Young, che interpreta Faye, un personaggio di finzione che incarna le donne che hanno affiancato Bruce in quel periodo, portando sullo schermo una combinazione di vulnerabilità e determinazione.
La genesi di Nebraska, un album iconico
Il film esplora il processo creativo che ha portato alla nascita di “Nebraska“, un album spartano e oscuro che rappresenta una svolta radicale nella carriera di Springsteen. Vediamo Bruce alle prese con dubbi, paure e insicurezze, alla ricerca di una voce autentica e personale. Le sequenze dedicate alla registrazione dell’album sono particolarmente interessanti, mostrando il musicista alle prese con un registratore a quattro piste e un sound minimale. Cooper riesce a rendere visivamente ed emotivamente il tormento e la genialità che hanno dato vita a questo capolavoro.
Born in the U.S.A., l’ombra incombente del successo
Il film affronta anche il tema del successo e delle aspettative che esso comporta. I dirigenti della Columbia Records vorrebbero che Springsteen sfornasse un altro album di hit, ma lui è determinato a seguire la propria ispirazione, anche a costo di deludere le aspettative del pubblico e della critica. In questo senso, Springsteen: Liberami dal Nullaè un film sul coraggio di essere se stessi e di seguire la propria strada, anche quando essa si rivela impervia.
Un Finale Aperto: La Ricerca Continua
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Il film si conclude con un finale aperto, che lascia allo spettatore la libertà di immaginare il futuro di Springsteen. Non ci viene mostrato il successo di Born in the U.S.A., ma piuttosto la fine di un percorso di ricerca interiore che ha portato alla nascita di un album fondamentale. Questo finale sospeso invita lo spettatore a riflettere sul significato della fama, del successo e della felicità.
Liberami dal Mulla, un titolo profetico
Il titolo del film, Springsteen: Liberami dal Nulla, è particolarmente azzeccato, in quanto riflette il desiderio del protagonista di liberarsi dalle catene del passato e dalle aspettative del futuro, per trovare la propria identità e il proprio posto nel mondo. È un grido di aiuto, ma anche una dichiarazione di intenti.
Un’immersione nel New Jersey degli anni ’80
La ricostruzione ambientale è uno dei punti di forza del film. Cooper ci trasporta nel New Jersey degli anni ’80, con le sue strade desolate, i suoi locali fumosi e le sue atmosfere working class. La fotografia, curata nei minimi dettagli, contribuisce a creare un’atmosfera malinconica e suggestiva, che riflette lo stato d’animo del protagonista. I colori spenti e le luci soffuse accentuano il senso di alienazione e di spaesamento che pervade la vita di Springsteen in quel periodo.
La musica: un dialogo tra passato e presente
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La colonna sonora è ovviamente dominata dalle canzoni di Bruce Springsteen, ma non si limita a riproporre i suoi successi più famosi. Cooper utilizza la musica in modo intelligente, creando un dialogo tra passato e presente, tra le canzoni che hanno reso celebre Springsteen e quelle più intime e personali di “Nebraska”. In questo modo, la musica diventa un elemento narrativo fondamentale, che contribuisce a svelare l’anima del protagonista.
Un viaggio emozionale che resta nel cuore
Springsteen: Liberami dal Nullanon si limita ad essere un biopic, ma diventa un’esperienza sensoriale che ci immerge nel mondo interiore di un artista tormentato, ma anche straordinariamente dotato. Il film ci lascia con una sensazione di profonda umanità e con la consapevolezza che anche le icone più grandi sono fatte di carne e ossa, di dubbi e di speranze. Un film che merita di essere visto e rivisto, per apprezzarne appieno la ricchezza e la complessità.
Cosa mi è piaciuto
- L’interpretazione magistrale di Jeremy Allen White.
- La regia intima e senza sconti di Scott Cooper.
- La colonna sonora, che include alcuni dei brani più belli di Springsteen.
- L’esplorazione del processo creativo che ha portato alla nascita di “Nebraska“.
- L’attenzione ai dettagli e alla ricostruzione storica.
- La capacità del film di emozionare e coinvolgere lo spettatore.
Cosa si sarebbe potuto fare meglio
- Approfondire ulteriormente la figura dei personaggi secondari, in particolare il ruolo di Jon Landau.
- Evitare alcuni cliché del genere biopic, come l’eccessivo ricorso ai flashback.
- Dare maggiore spazio alle canzoni di “Nebraska“, magari includendo qualche esecuzione integrale.
Verdetto finale
Springsteen: Liberami dal Nullaè un film intenso, commovente e profondamente umano, che offre uno sguardo inedito sulla vita e la carriera di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Un film imperdibile per i fan di Springsteen e per tutti coloro che amano le storie di coraggio, di passione e di ricerca della verità. Un’opera che non mancherà di suscitare emozioni e riflessioni, confermando il talento di Scott Cooper e consacrando Jeremy Allen White come una delle stelle più brillanti del panorama cinematografico attuale.