Questo visionario film italiano è stato la risposta italiana a Fantasia di Walt Disney

Fantasiaè probabilmente ancora oggi il film più personale di Walt Disney. Un’opera visionaria e pionieristica nata dalla volontà di sperimentare e unire le arti della musica e dell’animazione in un sol corpo, e di costruire con esso una sorta di ponte tra la cultura “alta” e quella popolare. L’ambizioso progetto disneyano ha inevitabilmente ispirato le successive generazioni di artisti, tuttavia non sono in molti a sapere che il nostro Paese ha dato i natali a un film nato con l’intenzione di essere la risposta tutta italiana al capolavoro del 1940.

Stiamo parlando di Allegro ma non troppo, film a tecnica mista realizzato nel1976 dal disegnatore e animatore Bruno Bozzettoche, pur nascendo come omaggio a Fantasia, ha saputo trasformare la lezione disneyana in qualcosa di radicalmente nuovo portando in scena un’opera dai toni satirici, ironica e profondamente poetica.

Bozzetto, che aveva già conquistato il pubblico con il western animato West and Soda (1965), raggiunge qui la consacrazione internazionale. Proprio come Fantasia prende il titolo da un vero termine musicale (“fantasia” è uno stile compositivo libero), Allegro Non Troppo fa riferimento all’espressione agogica riguardante la velocità esecutiva di un brano. Allo stesso modo ancheAllegro non troppo è costruito come un programma di concerti, col quale non esita ad alternare sequenze animate a intermezzi dal vivo. Il film di Bozzetto tuttavia mette in scena un’estetica ben diversa.

Girate in bianco e nero, le parti live action si svolgono in un teatro fatiscente, dove un presentatore truffaldino tenta invano di mantenere il controllo di una produzione in disfacimento, tra un direttore d’orchestra dispotico, un’orchestra di vecchie signore in abiti Belle Époque prelevate da un ospizio, e un disegnatore incatenato che cerca disperatamente di ribellarsi con la forza dell’immaginazione.

I sei segmenti animati che compongono il film sono, con un’unica eccezione, interpretazioni completamente originali dei brani musicali scelti. Bozzetto non imita Fantasia, ma ne ribalta il principio regalando una riflessione sull’assurdità del mondo e sulla fragilità dell’essere umano. Un intento che emerge con forza durante l’esecuzione del Valse triste di Sibelius, dove un vecchio gatto nero aggirarsi tra le rovine di una casa abbandonata ricordando la vita che fu. Questo momento di struggente malinconia viene tuttavia sdrammatizzato con ironia poco dopo, mettendo bene in chiaro come il film sia pervaso dall’inizio alla fine da una veste da commedia che si contrappone alla caducità dell’esistenza.

Il tono varia infatti dal surreale al dolceamaro. Nel Concerto in Do maggiore di Vivaldi, un’ape infastidita da una coppia di amanti diventa protagonista di una danza grottesca; nel Preludio al pomeriggio di un fauno di Debussy, un vecchio satiro tenta invano di riconquistare la giovinezza perduta. Ma è con il Bolero di Ravel che Bozzetto firma il suo capolavoro. Il segmento, dichiaratamente ispirato alla Sagra della Primavera di Fantasia, racconta l’evoluzione della vita a partire da una goccia di sciroppo fuoriuscita da una bottiglia di Coca-Cola lasciata sulla Luna dagli astronauti. Da lì prende forma un’intera civiltà, destinata, ironicamente, a ripetere gli stessi errori dell’umanità.

Visivamente ipnotico, sarcastico e profondamente umanista, il Bolero è diventato il simbolo di Allegro non troppo, oggi considerato uno dei film d’animazione più importanti della storia cinematografica italiana. Un’opera che riesce a essere al tempo stesso parodia e tributo, satira e poesia. Non a caso, il leggendario animatore Disney Ward Kimball, che aveva lavorato proprio a Fantasia, lo amava al punto da consigliarne lo studio ai suoi studenti.

Decenni dopo, l’ammirazione per l’opera di Bruno Bozzetto è poi diventata ufficiale. Nel 2013, il Walt Disney Family Museum di San Francisco ha infatti dedicato una mostra al disegnatore e animatore italiano, celebrando Allegro non troppo come la dimostrazione che anche la satira, quando è fatta con cuore e intelligenza, può diventare una profonda e sovversiva forma d’arte.

Cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

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Foto: MovieStillsDB / Roxy International

Fonte: Collider

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