Dopo il suo debutto su Netflix nel 2011, la serie britannica Black Mirror è diventata rapidamente sinonimo di narrazione distopica. Con la sua impostazione antologica, che presenta di volta in volta episodi dal concept sempre più originale e geniale, lo show si focalizza sui disturbanti effetti delle nuove tecnologie e sulle conseguenze etiche e psicologiche della loro interazione con la quotidianità dell’essere umano, immaginando scenari distopici talvolta distruttivi, talvolta positivi per il pianeta.
Certo, queste sono tematiche classiche della fantascienza: ben prima di Black Mirror, che al massimo ha il pregio di aver reso il tema popolare presso il pubblico dei giovanissimi, c’erano già migliaia e migliaia di libri, film e serie TV che affrontavano in maniera incisiva queste questioni filosofiche. Alcuni di essi potrebbero anche essere considerati, in qualche modo, dei veri e propri precursori della creazione di Charlie Brooker.
Un esempio perfetto è il film indie Extracted, un thriller fantascientifico realizzato nel 2012 da Nir Paniry. La trama si presterebbe perfettamente a un episodio della serie Netflix: al centro della vicenda c’è Tom (Sasha Roiz), uno scienziato che inventa una macchina che consente di inserire la propria coscienza nella mente di un’altra persona. Quando inizia a cercare dei fondi per completare il prototipo, si rende conto che tutti vogliono utilizzare la macchina per esplorare e manipolare i ricordi altrui, mentre lui è convinto che possa essere usata a scopo benefico e terapeutico. Durante un test, Tom viene spinto a fare da cavia e a trasferire la propria coscienza nella mente di Anthony Willis, un tossicodipendente che è accusato di aver assassinato la fidanzata, Adrienne. Tramite la macchina, Tom cerca la verità nascosta nei ricordi del soggetto. Tuttavia, qualcosa va storto e si ritrova intrappolato nel corpo di Anthony, costretto a osservare e vivere ricordi frammentati, mentre la sua realtà e la sua identità cominciano a sfaldarsi.
Realizzato con un budget assai ridotto (circa 100.000 dollari), il film risulta tuttavia molto ambizioso, andando a toccare tematiche complesse come la coscienza, l’identità, la memoria, l’alterità. Anticipando non solo Black Mirror, ma anche film come Ex Machina, Extracted presenta già l’idea della “memoria condivisa” e del cervello umano concepito come una macchina da interrogare per ottenere risposte, che oggi potremmo ricollegare al tema dell’intelligenza artificiale. Ma non lasciatevi ingannare: l’opera non vive di sole riflessioni filosofiche e psicologiche. È anche un ottimo thriller, ben costruito e ricco di tensione, che sfocia quasi nella detective story quando Tom è costretto a stringere un patto con Anthony: se vorrà tornare al suo corpo, dovrà prima immergersi nei ricordi di quest’ultimo e provare definitivamente la sua innocenza nell’omicidio di Adrienne.
L’esecuzione potrebbe sembrarvi a tratti grezza, ma questo – lungi dall’essere un difetto – finisce per aggiungere fascino al film indie. Senza troppi effetti speciali o spettacolarità visiva, questo film, esattamente come Black Mirror, utilizza la scienza e la tecnologia per esplorare la coscienza e l’umanità. Una storia intima e filosofica che si chiede: chi siamo veramente, se possiamo “vederci” dall’interno?
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