Questa battuta dal nuovo film di Chainsaw Man è già la più potente dellintera serie

Con Chainsaw Man – Il Film: La storia di Reze, Tatsuki Fujimoto conferma ancora una volta la sua capacità di unire caos e introspezione, brutalità e filosofia. L’anime, adattamento cinematografico del celebre manga, non si limita a raccontare una storia di sangue e potere: è una riflessione sulla vita, sulla libertà e sul prezzo da pagare per entrambe.

Tra tutte le frasi che costellano l’opera, una in particolare è destinata a restare nella memoria dei fan: «Tu quale sceglieresti, il topo di città o il topo di campagna?». Apparentemente innocente, tratta da una fiaba per bambini, questa domanda diventa nelle mani di Fujimoto la più significativa dell’intera saga.

L’origine è la favola di Esopo, “Il topo di città e il topo di campagna”, che contrappone la vita lussuosa ma rischiosa alla tranquillità povera ma sicura. Reze la cita in un momento di quiete, ma le sue parole rivelano un interrogativo più profondo: è meglio vivere in sicurezza o vivere davvero, anche a costo della paura e del dolore?

Nel mondo di Chainsaw Man, questa riflessione si fa carne e sangue. Denji, con il suo desiderio di piaceri semplici ma intensi, incarna il topo di città: impulsivo, affamato, disposto a tutto pur di non tornare all’oscurità da cui proviene. L’Angel Devil, al contrario, rappresenta il topo di campagna: stanco, distaccato, in cerca di pace più che di esperienze. E tra questi due estremi, Fujimoto costruisce un universo in cui la vita stessa è una contraddizione: sopravvivere significa scegliere continuamente tra conforto e rischio, tra il bisogno di stabilità e la tentazione dell’abisso.

In questa prospettiva, la metafora del topo di città e del topo di campagna non è solo un riferimento letterario, ma la chiave di lettura dell’intera filosofia di Chainsaw Man. L’anime e il manga non cercano di rassicurare, ma di mettere in discussione. In un panorama dove molti shonen si accontentano di formule sicure, Chainsaw Man è il contrario: un’opera che si nutre di caos e instabilità, che si rifiuta di addomesticare i suoi personaggi o di offrire risposte facili.

Fujimoto utilizza l’azione come linguaggio emotivo: ogni scena di violenza, ogni morte improvvisa, è un modo per dire che vivere davvero comporta sempre una perdita. Come nella fiaba, chi sceglie il rischio deve accettare la paura. Ma chi sceglie la pace rischia di smettere di esistere dentro.

Con Reze Arc, Chainsaw Man riafferma la sua identità come l’anime che rifiuta di vivere in sicurezza. È il “topo di città” del panorama contemporaneo: rumoroso, disturbante, eccessivo, ma anche vivo in ogni suo fotogramma. Dove molti anime scelgono la comfort zone del pubblico di massa, Fujimoto continua a spingere verso l’estremo, verso l’imprevedibile.

La serie abbraccia l’idea che la grandezza nasca dal rischio. Nel suo mondo, la paura non è un ostacolo ma una condizione necessaria per sentire qualcosa di autentico. E proprio per questo, quella frase pronunciata da Reze assume un valore universale: è una sfida rivolta non solo ai personaggi, ma anche agli spettatori.

Scegliere tra il topo di città e quello di campagna diventa allora scegliere tra due modi di intendere la vita, e forse anche tra due modi di intendere l’arte. Chainsaw Man sceglie il caos, e in quel caos trova la sua verità.

Fonte: CBR

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