Per qualcuno, questo sci-fi del 1995 è molto meglio persino di The Matrix

Negli anni ’90, la fantascienza ha vissuto un periodo di straordinaria creatività, segnato da film che hanno ridefinito l’immaginario collettivo. Tra questi, Matrix delle sorelle Wachowski è diventato un punto di riferimento assoluto: un film che ha mescolato filosofia, azione e tecnologia in un equilibrio raro. Tuttavia, c’è chi ritiene che un altro titolo dello stesso decennio sia in realtà un’opera superiore, più complessa e, soprattutto, più umana.

Parliamo di L’esercito delle 12 scimmie (12 Monkeys) di Terry Gilliam, interpretato da Bruce Willis, che merita di essere rivalutato alla luce del confronto con il capolavoro del 1999. Se Matrix ha portato sullo schermo un universo distopico dominato dalle macchine, costruendo una mitologia potente e visivamente rivoluzionaria, 12 Monkeys ha scelto una strada diversa: un futuro altrettanto cupo, ma raccontato attraverso una lente più intima, in cui l’elemento umano resta al centro di tutto.

Nel film, Bruce Willis interpreta James Cole, un uomo costretto a viaggiare nel tempo per impedire la diffusione di un virus che ha devastato l’umanità. Il personaggio è fragile, confuso, spesso impotente di fronte agli eventi che cerca disperatamente di comprendere. È un antieroe distante anni luce da Neo, la figura messianica che in Matrix diventa simbolo di liberazione e potere assoluto. Proprio questa vulnerabilità, secondo alcuni, rende 12 Monkeys più autentico: Cole non è un salvatore, ma un essere umano intrappolato in un ciclo di cause ed effetti che non può controllare.

Un altro punto di forza evidenziato è la gestione del tema della causalità. In Matrix, la questione della scelta libera o predestinata viene affrontata in modo ambizioso, ma resta in parte irrisolta: Neo sembra vincere, ma la sua vittoria conferma il destino già scritto. 12 Monkeys, al contrario, lascia che la causalità resti ambigua. Il film si chiude senza risposte definitive, invitando lo spettatore a interrogarsi sul rapporto tra libero arbitrio e inevitabilità. È un approccio più sottile, che rifiuta il trionfo eroico e preferisce la complessità dell’incertezza – riuscendo tuttavia ad anticipare molti dei temi e delle preoccupazioni del nostro tempo.

Più che un semplice confronto tra due icone del genere, il paragone suggerisce una riflessione sul modo in cui la fantascienza può raccontare l’uomo. Matrix rappresenta il mito della mente che si emancipa dal controllo, mentre 12 Monkeys parla del corpo e della mente che cedono di fronte al caos del tempo. Due visioni opposte, entrambe straordinarie, ma per qualcuno quella di Bruce Willis resta la più vera. Voi come la pensate? Diteci la vostra, come sempre, nei commenti.

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