Pubblicata l’8 ottobre su Netflix, Néro è una delle serie europee più ambiziose degli ultimi anni. Frutto di quattro anni di sviluppo e firmata da Allan Mauduit, Jean-Patrick Benes, Martin Douaire e Nicolas Digard, la produzione franco-spagnola si impone come un’opera dal tono cupo e realistico, capace di fondere dramma storico, introspezione e azione.
Ambientata nel 1504, in una terra di confine tra Francia e Spagna devastata da siccità e guerre civili, Néro racconta un’Europa stremata, dove sopravvivere è l’unica forma di eroismo possibile. Otto episodi intensi, asciutti, “polverosi” — come il trailer che ha anticipato l’uscita — per una serie che non cerca lo spettacolo, ma la verità.
Un assassino senza redenzione
Il protagonista, Néro (interpretato da Pio Marmaï), è un mercenario consumato dal sangue e dal silenzio. Non un eroe, non un antieroe pop: un uomo che uccide per abitudine e che, quando scopre di avere una figlia — Perla, una bambina in pericolo —, viene travolto da un dubbio nuovo, quasi insopportabile.
Tradito dal proprio mentore, costretto alla fuga e circondato da alleanze che crollano come castelli di sabbia, Néro si trova davanti alla scelta più difficile: salvare se stesso o salvare sua figlia.
Ma Néro non indulge mai nel sentimentalismo: niente abbracci risolutivi, nessuna redenzione miracolosa. Solo colpa, polvere e silenzio.
Un western medievale tra Caravaggio e Assassin’s Creed
Definita dagli autori come un “western medievale”, la serie Netflix Néro rielabora generi e linguaggi diversi: dal cinema di cappa e spada alla pittura caravaggesca, fino alla coreografia dei videogiochi moderni come Assassin’s Creed.
La fotografia è scarna, i paesaggi ocra, i dialoghi taglienti come lame. Le scene d’azione non sono spettacolari ma fisiche, pesanti, vere. Girata tra Perpignan, Nizza, Ventimiglia e Barcellona, la serie utilizza i luoghi reali come parte integrante del racconto.
Ogni dettaglio — dalle cicatrici ai volti sporchi — contribuisce a costruire un’estetica ruvida e sincera, lontana dalle produzioni patinate a cui Netflix ci ha abituato.
Un’Europa che si disfa tra guerra e siccità
Al centro del racconto c’è anche una crisi ambientale che riecheggia nel presente: un’Europa del Sud che si inaridisce, metafora di una crisi morale e sociale.
Le città si svuotano, i raccolti falliscono, i popoli si ribellano. Nessuno pronuncia grandi discorsi, ma tutti agiscono. È una società sull’orlo del collasso, dove la sopravvivenza diventa l’unica forma di fede possibile.
Questa ambientazione storica, insieme al linguaggio visivo e alla profondità dei personaggi, rende Néro un prodotto raro: una serie europea capace di parlare del presente attraverso il passato, con la durezza di chi non vuole piacere a tutti.
Perché guardare Néro su Netflix
Néro non è una serie da binge-watching distratto. È un viaggio ruvido, da vivere con lentezza e attenzione, in cui ogni sguardo pesa più di cento parole.
In un’epoca di contenuti “algoritmici”, Néro si impone come una delle scommesse più coraggiose del catalogo Netflix 2025: scrittura tagliente, interpretazioni potenti, regia solida e ambientazioni che restano nella memoria.
Alla fine, Néro non diventa un uomo migliore. Ma diventa un uomo che impara a guardare se stesso — e forse, per la prima volta, a non voltarsi più.
Scheda tecnica – Néro (Netflix 2025)
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Titolo: Néro
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Genere: Western medievale, dramma storico
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Paesi di produzione: Francia, Spagna
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Ideatori: Allan Mauduit, Jean-Patrick Benes, Martin Douaire, Nicolas Digard
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Cast principale: Pio Marmaï, Alba Gaïa Bellugi, Jean-Hugues Anglade
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Episodi: 8
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Data di uscita: 8 ottobre 2025
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Piattaforma: Netflix