Quando Mission: Impossible è arrivata all’ottavo capitolo con The Final Reckoning, il messaggio sembrava chiaro: la corsa di Ethan Hunt stava per concludersi. Il titolo parlava da solo, e le dichiarazioni iniziali avevano rafforzato l’idea di un vero addio, tanto al personaggio quanto a una delle saghe action più longeve e iconiche del cinema moderno. Eppure, a distanza di mesi dall’uscita, un dettaglio passato quasi inosservato suggerisce che la missione potrebbe non essere davvero finita.
Il primo segnale arriva lontano dalle sale cinematografiche. Con l’approdo di The Final Reckoning su Paramount+, l’intera saga ha registrato un’impennata impressionante di visualizzazioni. Secondo i dati di FlixPatrol, diversi capitoli di Mission: Impossible sono entrati contemporaneamente nella Top 10 dei film più visti sulla piattaforma, con l’ottavo episodio stabilmente in vetta. Ancora più sorprendente è il ritorno in classifica dei primi film della saga, segno che l’interesse del pubblico non si è limitato alla curiosità per l’ultimo capitolo, ma ha coinvolto l’intero franchise.
Questo dato diventa particolarmente significativo se messo in relazione con il rendimento al box office. Dead Reckoning e The Final Reckoning non hanno replicato i risultati stratosferici di Fallout, alimentando la percezione di una saga in fase calante. Tuttavia, il problema sembra risiedere meno nell’interesse del pubblico e più nelle condizioni produttive eccezionali: budget altissimi, riprese complesse e le pesanti conseguenze della pandemia hanno reso quasi impossibile rientrare nei costi, anche con incassi vicini ai 600 milioni di dollari.
Il vero indizio, però, è nascosto nella struttura narrativa di The Final Reckoning. Nonostante il titolo suggerisca una chiusura definitiva, il film evita accuratamente qualsiasi senso di conclusione reale. A eccezione di una perdita importante, i personaggi principali restano tutti in gioco. Ethan Hunt, interpretato da Tom Cruise, è ancora operativo, affiancato da una squadra che appare tutt’altro che smantellata. Il film si chiude senza un vero epilogo, lasciando la sensazione di un capitolo sospeso più che di un finale.
Questo approccio appare ancora più curioso se si considera che Dead Reckoning e The Final Reckoning erano stati annunciati inizialmente come un unico evento in due parti, pensato per chiudere definitivamente la saga. Nel corso del tempo, però, quella strategia è stata progressivamente ridimensionata. I titoli sono cambiati, la narrazione si è fatta meno conclusiva e persino Cruise, durante la promozione, ha evitato accuratamente di parlare di un addio definitivo a Ethan Hunt.
Un altro elemento chiave riguarda il futuro del franchise al di là del suo protagonista storico. Gli ultimi film hanno introdotto nuovi personaggi che sembrano pensati per raccogliere il testimone. Figure come Paris e Degas non sono semplici comprimari, ma personaggi costruiti con cura, dotati di un arco narrativo e di un potenziale ancora tutto da esplorare. Una Mission: Impossible senza Ethan Hunt al centro non è più un’ipotesi impensabile, ma una possibilità concreta.
Dal punto di vista industriale, continuare la saga avrebbe perfettamente senso. Con budget più contenuti e una finestra d’uscita meno affollata, Mission: Impossible ha già dimostrato di poter essere estremamente redditizia. Fallout, uscito nel 2018, aveva sfiorato gli 800 milioni di dollari, confermando quanto il franchise funzioni quando le condizioni sono favorevoli. Il successo in streaming suggerisce inoltre che il pubblico è ancora disposto a seguire queste storie, anche se non necessariamente in sala.
Alla luce di tutti questi elementi, il “finale” di The Final Reckoning appare sempre più come un’abile operazione di depistaggio. Un titolo che promette la fine, ma un film che lascia aperte tutte le porte possibili. E se Mission: Impossible ci ha insegnato qualcosa in trent’anni di storia, è che nulla è mai davvero come sembra.
La domanda, a questo punto, non è più se la saga sia finita, ma quando e in quale forma tornerà. Perché questo dettaglio apparentemente nascosto potrebbe essere il più grande indizio di tutti: Mission: Impossible è tutt’altro che conclusa.

