Intervista a Hyojin Park e Paul Pryce al Edinburgh Festival Fringe
In occasione dell’Edinburgh Festival Fringe, il celebre festival internazionale di teatro in scena a Edimburgo, abbiamo incontrato Hyojin Park, autrice e protagonista della commedia “Nina from Our Town Goes to NYC”, e Paul Pryce, regista della pièce e suo compagno di vita e d’arte. L’opera, applaudita in Corea, a New York e oggi in Scozia, porta con delicatezza e ironia il tema della discriminazione, l’incontro tra culture e le sfide dell’identità personale nel mondo contemporaneo.
Le origini di “Nina”: tra ingiustizie e resilienza
La genesi della commedia affonda le sue radici in un’esperienza personale di Hyojin Park: “Dopo la mia laurea, ho vissuto un’ingiusta vicenda di casting nella mia scuola. Mi sentivo triste e arrabbiata, quindi ho capito che dovevo trasformare questo dolore in qualcosa di positivo, altrimenti sarebbe rimasto dentro di me in modo tossico. Così ho iniziato a scrivere, spronata anche dal mio regista e compagno, Paul”, racconta l’autrice. La prima rappresentazione prese vita in Corea, in piena pandemia, riscuotendo un grande successo: “Abbiamo fatto il debutto in Corea proprio durante la pandemia, il che ci ha dato il tempo per lavorare sul copione e trovare la giusta chiave narrativa,” aggiunge Paul Pryce. Dopo varie repliche e una tournée a NewYork, lo spettacolo è ora approdato al Fringe di Edimburgo, portando con sé un bagaglio di storie e reazioni internazionali.
Il dialogo culturale: la forza del racconto personale
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Uno degli aspetti più originali dello spettacolo è il modo in cui affronta il tema della discriminazione culturale. Hyojin, attraverso la sua storia, riesce a rendere universale un’esperienza profondamente personale: “Non voglio salire sul palco per insegnare qualcosa, ma per condividere il mio percorso. Da quegli episodi poco piacevoli, sono cresciuta come donna, attrice e persona,” sottolinea. Il pubblico di riferimento è vasto, in particolare le donne, con un tocco autobiografico legato anche alla figura materna: “In Corea tante madri si sono riconosciute nella vicenda, c’è anche la storia di mia madre”.
Paul Pryce spiega come la dimensione autobiografica renda la storia ancora più potente: “Il paradosso è che più l’esperienza è personale e autentica, più riesce a essere universale. Tutti nella vita sperimentano la sensazione di essere ‘altri’, di non appartenere. Non c’è bisogno di spiegare o insegnare: il pubblico si riconosce perché l’emozione è reale.”
Un sodalizio creativo e una storia d’amore
La collaborazione tra Hyojin Park e Paul Pryce nasce da un incontro artistico, ma ben presto si trasforma anche in un’unione personale. “Ci siamo conosciuti in un acting studio – racconta Hyojin –, poi abbiamo scoperto di avere amici in comune e da lì abbiamo iniziato a frequentarci. Lui è una persona dal grande cuore e con un grande senso dell’umorismo.” Paul, dal canto suo, confessa in modo scherzoso che “è la prima volta che sento questa confessione!” Il rapporto professionale e sentimentale convive sulle scene e a casa: “Molti pensano che abbia dei favoritismi perché è mio marito, ma non è così: Paul è molto esigente come regista e, come dice lui, mi spinge sempre a superare i miei limiti,” ammette Hyojin. “È bellissimo crescere insieme, come artisti e come persone”.
L’impatto sul pubblico: emozioni che cambiano le prospettive
Dopo numerose repliche tra Corea, New York e ora Edimburgo, Hyojin e Paul hanno avuto modo di incontrare pubblici diversi e raccogliere reazioni significative. “È meraviglioso vedere come il lavoro venga compreso e accolto allo stesso modo in paesi diversi: la gente ride e si emoziona negli stessi punti, ed è la prova che certi temi toccano davvero tutti, a prescindere dalla cultura o dalla generazione,” sottolinea Paul.
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Hyojin racconta l’effetto che lo spettacolo ha avuto anche nella sua sfera più intima: “Dopo aver visto lo spettacolo, i miei genitori sono diventati ancora più gentili nei confronti di Paul. Ho visto molte persone riflettere sui propri pregiudizi e metterli in discussione. Vedere che qualcosa che hai vissuto in prima persona può aiutare gli altri a guardarsi dentro, penso sia la risposta più potente che potessimo sperare.”
Paul aggiunge un pensiero sui legami familiari e interculturali nati grazie al lavoro: “Tra tutti questi incontri, ciò che resta davvero è la capacità di andare oltre l’apparenza; quello che conta sono i valori e il carattere di una persona, non le sue origini.”
Crescere insieme: la sfida e la ricchezza dell’incontro tra culture
Il successo crescente della cultura coreana nel mondo – dal cinema alla musica, al teatro – ha contribuito a una maggiore consapevolezza e apprezzamento dei valori e delle differenze culturali. Hyojin, riflettendo su questo, conclude: “Sono molto grata che oggi in tanti si interessino alla cultura coreana. Quando andai a New York nel 2013, la maggior parte delle persone non sapeva nemmeno da quale parte della Corea venissi, e ora invece molte persone riconoscono la nostra cultura grazie alle serie TV, ai film e ai K-pop. Questo apre le porte a un dialogo più autentico e meno giudicante.”
Paul, che condivide questa visione, aggiunge: “Più si conosce una cultura, più ci si appassiona. La conoscenza approfondita ci aiuta a scoprire le sfumature che spesso vengono fraintese o ignorate, e questo arricchisce anche il nostro modo di percepire il mondo.”
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Hyojin si esprime anche sulla rappresentazione del genere femminile nel cinema coreano, desiderando un’interpretazione più sfaccettata e meno stereotipata: “Voglio teatro e cinema che mostrino donne complesse, con storie diverse e non ridotte a ruoli semplici o stereotipati. Le donne sono incredibili, e credo che raccontare le loro storie possa aiutare il pubblico a conoscere e ad apprezzare le diverse sfaccettature delle persone. È una delle mie aspirazioni future: portare nuove storie di donne forti e autentiche sul grande schermo e sui palcoscenici internazionali.”
L’arte come ponte tra culture e menti aperte
Paul Pryce sottolinea come l’arte e il teatro siano strumenti fondamentali per favorire l’empatia e la comprensione reciproca: “Più ci si apre alla cultura di un altro paese, più si sviluppa una curiosità sincera e rispettosa. Credo che il teatro, in tutte le sue forme, abbia il potere di abbattere le barriere e unire le persone attraverso emozioni comuni e racconti condivisi.”
Hyojin, sorridendo, aggiunge: “Conoscere una cultura attraverso i film, il teatro o la musica ci permette di scoprire aspetti che non si trovano sui commenti superficiali e o sui pregiudizi. È un modo per capire, per avere compassione e per crescere come umani.”
Un futuro di dialogo e di narrazione condivisa
Mentre il sipario si chiude su questa intervista ricca di emozioni e riflessioni, è chiaro che il duo Hyojin Park e Paul Pryce rappresenta un esempio vivido di come il teatro possa essere un potente strumento di dialogo interculturale e di crescita personale. “Il nostro obiettivo è continuare a narrare storie autentiche, profonde e capaci di unire le persone, indipendentemente dalla loro provenienza,” afferma Hyojin con entusiasmo. Paul conclude commentando: “L’arte non conosce barriere, e noi continueremo a usare il teatro come mezzo per costruire ponti tra culture diverse, creando conversazioni che possano portare a un mondo più comprensivo e compassionevole.”
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In un mondo in continua evoluzione, il loro esempio dimostra che la cultura, la passione e la verità personale sono strumenti potenti per aprire menti e cuori, e che il teatro resta uno dei linguaggi universali più potenti di tutti.
Con questo spirito di speranza e condivisione, “Nina from Our Town Goes to NYC” continua il suo viaggio tra le tante culture e storie del nostro tempo, portando messaggi di empatia, resistenza e umanità.
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