Ormai, orientarsi nella scelta dei prossimi film da vedere è diventata un’impresa titanica: ogni anno ne arrivano al cinema centinaia, per non parlare di tutti i titoli che vengono diffusi direttamente in digitale o in streaming. Se poi apriamo anche al panorama del film indie, allora servirebbe una vera e propria mappa a farci da guida. Eppure, è proprio nelle nicchie che spesso si nascondono le opere più interessanti, in grado non soltanto di riscrivere i generi e mettere in discussione ciò che sappiamo della settima arte, ma anche di colpirci nel profondo e lasciarci un segno indelebile.
Un film che risponde perfettamente a questa descrizione è sicuramente il dramma psicologico Krisha, realizzato nel 2015 dall’americano Trey Edward Shults, presentato al Festival di Cannes dello stesso anno e poi diffuso, anche se con un’uscita limitata, dal celebre distributore indipendente A24.
L’opera è ispirata a una storia realmente accaduta e vede infatti protagonista la zia del regista, Krisha Fairchild, che interpreta sé stessa, oltre a numerosi altri membri della famiglia. Krisha, sessantenne con un passato da alcolista e tossicodipendente, torna a casa in occasione della festa del Ringraziamento. Anni prima, la donna era stata allontanata a causa della dipendenza, e suo figlio Trey era stato affidato alla sorella Robyn. Ora, però, Krisha afferma di essersi finalmente disintossicata, di volersi riconciliare con i parenti e di voler cucinare il pranzo del Ringraziamento per tutti. Il suo ritorno, in realtà, svela le dinamiche disfunzionali della famiglia, scatenando litigi, frustrazioni e incomprensioni che lentamente degenerano in una spirale di tensione emotiva. Il film segue i momenti claustrofobici di una singola giornata, mostrando le reazioni dei familiari al ritorno di Krisha, svelando passo dopo passo i segreti del loro passato e le ferite mai sanate dei protagonisti.
Il film ha una storia produttiva assai particolare: è stato infatti finanziato grazie a una campagna di raccolta fondi, che ha raccolto circa 15.000 dollari. Il budget finale è stato di 30.000 dollari, che hanno permesso 9 giorni di riprese, dal 2 agosto al 10 agosto 2014. Nonostante i mezzi scarsissimi, Krisha rappresenta uno dei drammi psicologici più profondi e genuini visti negli ultimi anni, in grado di proiettare lo spettatore dritto nel cuore delle dinamiche tossiche di una famiglia disfunzionale. Forte dell’esperienza personale del regista, l’opera si nutre di forte immediatezza emotiva, di un minimalismo narrativo e di performance non professionali, ma proprio per questo ancora più autentiche e vulnerabili. Il fatto che i protagonisti siano gli stessi familiari di Shults regala infatti alla vicenda una prospettiva ancora più sincera, intima e dolorosa, un estremo realismo che non può non colpire profondamente chi guarda.
Con i suoi temi scomodi e profondi, tra dipendenza, vergogna, fallimento e rimorso, Krisha è un ritratto psicologico intenso perfetto per chi ama il cinema d’autore a carattere crudo e umano. Purtroppo, la sua natura indie e il suo budget estremamente ristretto lo hanno reso praticamente invisibile al grande pubblico, ma le lodi della critica non mentono: è ora di riscoprire questo gioiello nascosto.
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