Dopo 60 anni questo cult continua ad essere il film italiano più amato al mondo

Negli elenchi dedicati ai migliori film di sempre, aggiornati di volta in volta sulla base dei voti e delle preferenze degli spettatori, ricorrono titoli che hanno definito l’immaginario collettivo e segnato intere generazioni. Film come Le ali della libertà, Il Padrino, Il Cavaliere Oscuro e Il Signore degli Anelli dominano spesso le prime posizioni, ma osservando con attenzione le classifiche emerge un elemento costante: tra i capolavori più amati a livello globale c’è anche un titolo italiano, che continua a mantenere un posto stabile tra i vertici. A sessant’anni dalla sua uscita, rimane infatti il nostro film più celebrato al mondo, l’unico in grado di inserirsi nella Top 10 assoluta di IMDb (il secondo, La vita è bella, arriva solo al 16° posto) dimostrando come la sua forza espressiva non abbia mai smesso di parlare a un pubblico internazionale.

Il film in questione è Il buono, il brutto, il cattivo, diretto da Sergio Leone e uscito nel 1966, terzo capitolo della cosiddetta Trilogia del dollaro. Considerato una delle opere fondamentali del cinema mondiale, è un punto di svolta non solo per il western all’italiana, ma per la storia del genere nel suo complesso. Ambientato durante la Guerra di Secessione, segue tre pistoleri che si trovano, loro malgrado, coinvolti in una caccia al tesoro: il Buono, un cacciatore di taglie che cerca di mantenere un codice morale; il Brutto, bandito opportunista e imprevedibile; il Cattivo, un sicario spietato che non si ferma davanti a nulla. L’intreccio si sviluppa in un equilibrio costante tra tensione, ironia e duplicità dei personaggi, un marchio distintivo del cinema di Leone.

La regia è scandita da un uso rivoluzionario dei primi piani, dei silenzi e delle dilatazioni temporali, elementi che hanno reso il film riconoscibile anche a chi non ne ha mai visto l’intera durata. A definire ulteriormente l’identità dell’opera c’è la colonna sonora composta da Ennio Morricone, entrata a far parte dell’immaginario collettivo grazie al celebre tema principale costruito su vocalizzi, fischi e sonorità che simulano il richiamo del coyote. L’unione tra immagini e musica ha stabilito un modello imitato e citato in decine di opere successive.

La lavorazione del film fu imponente per dimensioni e per ambizione. Girato in larga parte in Spagna, sfruttando paesaggi aridi capaci di evocare il West americano, il progetto consolidò definitivamente il sodalizio tra Leone, Morricone e il protagonista Clint Eastwood, affiancato in questo caso da Eli Wallach e Lee Van Cleef. La sequenza del cimitero di Sad Hill, con il celebre triello finale, è ancora oggi considerata uno dei momenti più iconici del cinema mondiale, studiata e riprodotta per la precisione tecnica, la costruzione degli sguardi e il montaggio.

Il successo del film è cresciuto negli anni grazie alla diffusione internazionale e alla rivalutazione critica che lo ha consacrato come uno dei vertici del cinema moderno. L’influenza esercitata da Il buono, il brutto, il cattivo è riscontrabile in registi di generazioni diverse, dalle opere di Quentin Tarantino fino a numerosi western contemporanei, e continua a emergere in citazioni visive, musicali e narrative.Questo impatto duraturo spiega perché, anche a distanza di sei decenni, il capolavoro di Leone rimanga il film italiano più amato e riconosciuto al mondo, una presenza stabile nella lista dei dieci titoli più apprezzati di sempre.

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