Certe storie non muoiono mai — nemmeno quelle che, al momento dell’uscita, sembravano destinate all’oblio. È il caso di Brivido (Maximum Overdrive), l’unico film diretto da Stephen King, che nel 1986 fu un disastro di critica e pubblico ma che, quasi quarant’anni dopo, sta vivendo una seconda giovinezza. Oggi il film è tornato a far parlare di sé grazie alla piattaforma Tubi, dove è salito fino alla Top 10 dei titoli più visti, dimostrando che anche i fiaschi possono avere una seconda possibilità.
Tratto dal racconto breve Trucks, pubblicato nel 1973, Maximum Overdrive immagina un mondo in cui la Terra attraversa la scia di una cometa che risveglia la coscienza delle macchine. Da quel momento, i distributori automatici, i tagliaerba e persino i camion si ribellano agli esseri umani, trasformandosi in strumenti di morte. Un gruppo di sopravvissuti si rifugia in una stazione di servizio, dove l’ex detenuto Bill Robinson (interpretato da Emilio Estevez) cerca disperatamente di sfuggire a una carovana di camion impazziti guidata da un gigantesco tir decorato con la faccia del Green Goblin.
L’idea era tipicamente “alla King”: surreale, provocatoria, piena di humour nero. Ma la realizzazione fu tutt’altro che semplice. L’autore, all’epoca nel pieno della dipendenza da droghe e alcol, si ritrovò presto in una produzione caotica e fuori controllo. Sul set, i contrasti con il produttore Dino De Laurentiis furono continui, e un grave incidente costò la perdita di un occhio al direttore della fotografia Armando Nannuzzi. Lo stesso King, in seguito, definì il film «un’opera girata completamente sotto l’effetto della cocaina».
Eppure, anche in mezzo al caos, c’era qualcosa di irresistibile. King riuscì a convincere i suoi idoli, gli AC/DC, a comporre la colonna sonora del film e a scrivere un brano originale, Who Made Who, che oggi è ricordato più della pellicola stessa. La sua campagna promozionale, poi, divenne leggenda: nel trailer, lo scrittore guardava dritto in camera promettendo al pubblico che avrebbe “spaventato a morte” chiunque si fosse seduto in sala.
Nonostante le buone intenzioni, Maximum Overdrive fu un disastro commerciale — incassò appena 7,4 milioni di dollari a fronte di un budget di 9 — e venne stroncato da critica e spettatori, ottenendo un misero 14% su Rotten Tomatoes. Ma come spesso accade con i fallimenti più bizzarri, il tempo gli ha restituito una seconda vita.
Negli anni, il film è diventato un cult assoluto tra gli appassionati di horror, celebrato per la sua follia, il tono esageratamente camp e la miscela unica di azione, violenza e autoironia. Persino la sua estetica anni ’80, fatta di luci al neon, esplosioni e dialoghi improbabili, oggi viene letta come un affettuoso omaggio al cinema di genere dell’epoca.
E c’è anche un curioso retroscena: fu proprio il flop di Maximum Overdrive a favorire uno degli horror più amati di sempre. Quando Sam Raimi faticava a trovare fondi per Evil Dead II, fu Stephen King — nonostante la sua recente delusione — a presentarlo a De Laurentiis, che accettò di produrre il film.
Oggi, mentre Maximum Overdrive torna a far impazzire gli spettatori su Tubi, la pellicola appare per ciò che è sempre stata: un caos irresistibile, un esperimento fallito ma pieno di personalità, un manifesto di quella parte più istintiva e sregolata del cinema di Stephen King. Un film così folle da non poter essere dimenticato.
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