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Chainsaw Man, dietro questa frase del film si nasconde la chiave dellintera storia

Chainsaw Man, dietro questa frase del film si nasconde la chiave dell’intera storia

È arrivato al cinema questa settimana Chainsaw Man – Il film: La storia di Reze, che – come già Demon Slayer poco tempo fa – sta rapidamente scalando le classifiche del botteghino globale, confermandosi l’ennesimo grande successo dell’animazione nipponica. Il lungometraggio prosegue la storia del manga di Tatsuki Fujimoto con l’apparizione diuna misteriosa ragazza di nome Reze, che irrompe nella vita del protagonista Denji, il quale si troverà ad affrontare la sua battaglia più mortale.

ATTENZIONE: SPOILER SUL FILM DI CHAINSAW MAN

Il film è ricco non solo delle battaglie sanguinolente e mozzafiato per cui è diventata celebre la saga di Chainsaw Man, ma anche di immagini metaforiche e misteriosi indizi sulla direzione che prenderà la storia in futuro. Una metafora, e anzi una frase in particolare, risulta cruciale per una piena comprensione dell’opera di Fujimoto.

Quando Reze e Denji stanno trascorrendo del tempo insieme a scuola, Reze chiede al ragazzo: «Denji, chi preferiresti essere? Il topo di città o il topo di campagna?». Questa frase appare per la prima volta nel capitolo 42 del manga originale e si rifà ovviamente all’omonima favola di Esopo, in cui la morale è che è preferibile trascorrere una vita tranquilla e modesta in campagna, piuttosto che vivere nel lusso ma dover temere per la propria incolumità.

Per quale motivo Reze cita proprio questa favola mentre parla con Denji? Fujimoto utilizza la metafora per esplorare ulteriormente le personalità dei suoi personaggi. Il protagonista, in particolare, afferma di preferire il topo di città, perché desidera godersi la vita e fare nuove esperienze. Tuttavia, la storia ci dice che in realtà la sua figura è quella del topo di campagna: è un orfano senzatetto, è vissuto in povertà, ha sempre sognato di assaporare il lusso della vita cittadina. Al contrario del topo di campagna, però, continua a desiderare la città anche dopo averne scoperto i pericoli. Diversa è la risposta di Reze, che afferma di preferire il punto di vista del topo di campagna, e quindi la pace e la serenità invece che il rischio e il pericolo. In questo caso, però, parliamo di un personaggio che non riesce a liberarsi a causa della paura e dei traumi che subito nel suo passato. Questa lettura dà una dimensione ulteriore alla morale della trama: i personaggi di Chainsaw Man mettono in discussione le figure dei due topini, che potrebbero anche essere costretti nei loro ruoli e non realmente liberi di scegliere tra “campagna” e “città”.

La metafora assume ancora un altro livello di profondità con il personaggio di Makima, che è completamente alienata dalla natura umana e afferma di preferire il topo di campagna soltanto per un motivo: sarebbe più facile da controllare. Se la morale della favola di Esopo si estendesse a tutta l’umanità, e le persone ricercassero soltanto pace e tranquillità, sarebbero più manipolabili, proprio come accade a Reze. Al contrario, è proprio il fatto che Denji continui a preferire il caos e l’incontrollabilità della città a renderlo libero. Il prezzo da pagare per questa libertà è però la violenza.

Questa rilettura più ambigua della favola classica è la vera chiave per comprendere Chainsaw Man – Il film: La storia di Reze, e forse l’intera opera di Fujimoto. Alla fine del film, Denji sembra comprendere che la morale postulata da Esopo non sia univoca né definitiva: forse, entrambi i topi hanno ragione, e allo stesso tempo entrambi hanno torto. Forse, Denji potrebbe essere entrambi, oppure nessuno dei due.

Fonte: CBR

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