Nel cinema horror, è raro trovare un film capace di turbare profondamente senza mostrare sangue o violenza. La morte corre incontro a Jessica (Let’s Scare Jessica to Death) di John D. Hancock, uscito nel 1971, è uno di quei casi eccezionali. Ambientato tra i paesaggi nebbiosi del New England, il film racconta la storia di Jessica (Zohra Lampert), una donna appena uscita da un istituto psichiatrico che, insieme al marito e a un amico, si rifugia in campagna per ricominciare da capo. Quella che sembra una fuga verso la serenità si trasforma presto in un incubo fatto di presenze inquietanti, sussurri nella notte e paure interiori che prendono forma.
Hancock costruisce un orrore psicologico sottile, dove la minaccia non è mai esplicitata, ma insinuata nei silenzi, negli sguardi, nella fragilità mentale della protagonista. Gli eventi soprannaturali — corpi che emergono dal lago, ombre che si muovono tra gli alberi, il sospetto di una vampira — diventano proiezioni della mente di Jessica, o forse no. La linea che separa la realtà dall’allucinazione è sottile e scivolosa, e proprio in questo spazio di ambiguità si annida il vero terrore.
Il film è anche una riflessione sul trauma collettivo degli anni Sessanta e sulla fine del sogno hippie. I protagonisti, animati da ideali di libertà e comunione, trovano solo diffidenza e ostilità nel mondo che li circonda. La provincia americana appare come un paesaggio mentale corrotto, dove il sogno di una vita alternativa si dissolve in paranoia e follia. In questo contesto, Let’s Scare Jessica to Death diventa un ritratto amaro della disillusione di un’intera generazione, travolta dalla paura e dal sospetto.
Ma ciò che rende il film ancora oggi così disturbante è il suo ritratto del gaslighting, prima ancora che il termine entrasse nel linguaggio comune. Quando Jessica racconta ciò che vede, nessuno le crede: il marito, gli amici, perfino lo spettatore sono portati a dubitare di lei. Hancock ci costringe a condividere lo sguardo instabile della protagonista, a sentirci complici del suo isolamento, fino a mettere in discussione la nostra stessa percezione. È in questo cortocircuito tra verità e paranoia che il film trova la sua forza più oscura.
Let’s Scare Jessica to Death è un incubo ovattato, poetico e profondamente malinconico, un horror dove la mente è il campo di battaglia e la follia il mostro più reale di tutti. A più di cinquant’anni dalla sua uscita, resta uno dei film più inquietanti mai girati — e uno dei ritratti più struggenti della paura di non essere creduti.
Fonte: Collider
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