Anche a distanza di 51 anni, questo film rimane uno degli sci-fi più audaci di sempre

A più di cinquant’anni dalla sua uscita, Solaris di Andrej Tarkovskij continua a imporsi come uno dei film di fantascienza più audaci, profondi e influenti mai realizzati. In un genere spesso dominato da effetti speciali e visioni spettacolari del futuro, l’opera del maestro russo sceglie una strada completamente opposta: usa lo spazio non come luogo dell’avventura, ma come specchio dell’animo umano, trasformando il viaggio cosmico in un viaggio interiore.

Tratto dal romanzo di Stanisław Lem, Solaris racconta la missione dello psicologo Kris Kelvin, chiamato a indagare il comportamento irrazionale degli scienziati a bordo di una stazione orbitante su un misterioso pianeta. Quel pianeta, un oceano vivente e insondabile, reagisce alla presenza umana materializzando ricordi, traumi e persone perdute: nel caso di Kelvin, la moglie Hari, morta anni prima. Una presenza impossibile da ignorare, che spinge il protagonista — e lo spettatore — a interrogarsi su cosa definisca realmente la realtà, la colpa, l’amore e la nostra percezione dell’altro.

Il film avanza con un ritmo contemplativo, fatto di lunghi silenzi, inquadrature dilatate e una cura visiva che trasforma ogni scena in un frammento di poesia. Tarkovskij usa il linguaggio della fantascienza per affrontare temi universali, e per ricordare che la nostra incapacità di conoscere davvero chi abbiamo accanto non cambia nemmeno davanti all’infinito. Proprio questa sua profondità, più filosofica che narrativa, rende Solaris un’esperienza ancora oggi unica: un’opera che non offre risposte ma moltiplica le domande, lasciandole sedimentare dentro lo spettatore come onde del pianeta che ne dà il nome.

Il film ha segnato generazioni di autori — da Steven Soderbergh, che ne ha firmato un discusso remake nel 2002, fino ai registi contemporanei che cercano nella fantascienza un modo per indagare l’emotività umana. Eppure, nonostante reinterpretazioni e omaggi, la potenza dell’originale resta inalterata. La sua riflessione su memoria, identità e desiderio di riscrivere il passato continua a risuonare con sorprendente attualità in un’epoca in cui la tecnologia non ha ancora risposto alle domande più intime dell’essere umano.

A distanza di 51 anni, Solaris rimane un film che non assomiglia a niente di ciò che la fantascienza ha prodotto prima o dopo: un’opera che invita a guardare dentro di noi, anche quando ciò che troviamo può farci paura. Ed è proprio questa capacità di interrogare il pubblico, più che l’ambientazione spaziale, a renderlo ancora oggi uno dei più grandi e coraggiosi sci-fi mai realizzati.

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Fonte: CBR

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