49 anni fa questo film ha cambiato per sempre il cinema. Ma probabilmente non lavete mai visto.

Ciclicamente nella storia del cinema fanno la loro comparsa alcune innovazioni che finiscono per cambiare radicalmente il modo in cui i film vengono realizzati e che regalano ai cineasti nuove sorprendenti vie – tanto visive quanto narrative – da percorrere.Pensiamo ad Avatar, che ha ridefinito il motion capture e il 3D, o a Christopher Nolan, diventato il più autorevole promotore del formato IMAX. Casi che rappresentano meglio di molti altri come spesso sia la visione di un autore a spingere la tecnologia oltre i propri limiti.

Una delle rivoluzioni più decisive della storia del cinema è tuttavia arrivata non tramite un kolossal multimiliardario, ma con un film oggi ingiustamente dimenticato dal grande pubblico, sebbene alla sua uscita abbia raccolto il plauso della critica. Ma facciamo un passo indietro.

Uscito il 5 dicembre 1976, Bound for Glory (arrivato da noi col titolo Questa terra è la mia terra) è un biopic diretto da Hal Ashby che racconta la vita di Woody Guthrie, leggendario cantautore folk statunitense, qui interpretato da David Carradine. Il film segue il suo viaggio dal Texas degli anni ’30 afflitta dal fenomeno del Dust Bowl fino alla California della Grande Depressione, attraversando un’America ferita, in marcia e in cerca di una dignità che sembrava ormai perduta.

Alla sua uscita Bound for Glory venne accolto con entusiasmo, ottenendo molte lodi per le interpretazioni dei suoi attore e soprattutto per la straordinaria fotografia di Haskell Wexler, che gli valse l’Oscar. Eppure, col passare degli anni, il film è progressivamente scivolato ai margini della memoria collettiva. Un destino curioso, se consideriamo che proprio grazie a Bound for Glory si fece strada una tecnologia che ha segnato un prima e un dopo nella storia del cinema.

È infatti il primo lungometraggio della storia a utilizzare la Steadicam, un’invenzione destinata a riscrivere il vocabolario visivo di Hollywood. Prima del 1976, le opzioni per ottenere una ripresa in movimento erano due, e entrambe limitanti: il carrello su binari, perfettamente fluido ma rigido e ingombrante, oppure la macchina a mano, libera ma inevitabilmente instabile. A colmare questo vuoto fu l’operatore e inventore Garrett Brown, che nel 1975 mise a punto un sistema di stabilizzazione montato sul corpo dell’operatore — inizialmente chiamato “Brown Stabilizer” — capace di isolare la macchina da presa dai movimenti umani. Il risultato si rivelò rivoluzionario, riuscendo a unire una fluidità da dolly con la libertà della camera a spalla.

Ashby e Wexler capirono subito il potenziale del nuovo strumento. Bound for Glory richiedeva di restituire il caos vitale di un campo di lavoratori migranti negli anni Trenta, popolato da centinaia di comparse e ambientato su terreni tutt’altro che agevoli. Stendere binari sarebbe stato impraticabile, mentre la macchina a mano non avrebbe garantito l’immersione desiderata dai suoi autori. La Steadicam divenne la soluzione perfetta. In una delle sequenze più celebri, Brown parte da una gru a diversi metri d’altezza e, senza stacchi, scende letteralmente nell’accampamento, seguendo Carradine tra la folla in un piano-sequenza di oltre due minuti. Una visione inedita, che ha mostrato al pubblico nuove possibilità narrative mai sperimentate prima.

Da quel momento in poi, nulla fu più come prima. La Steadicam permise ai registi di accompagnare i personaggi, di entrare negli spazi, di trasformare il movimento in racconto puro. Pochi anni dopo, Sylvester Stallone avrebbe corso trionfante sui gradini del Philadelphia Museum of Art in Rocky, mentre Stanley Kubrick avrebbe trasformato i corridoi dell’Overlook Hotel in un incubo opprimente seguendo il triciclo di Danny in Shining.

A quasi cinquant’anni dalla sua uscita, Bound for Glory resta un’opera seminale, forse non popolare come meriterebbe, ma pur sempre fondamentale. Un film che, oltre a regalare al pubblico il ritratto di un’America in piena trasformazione tramite la vita di uno dei suoi musicisti più influenti e sottovalutati, ha segnato l’inizio di una nuova epoca visiva della quale godiamo ancora oggi.

Cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

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Foto: MovieStillsDB

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