Tinder costerà sempre di più

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Tinder: Il dating online è entrato in una nuova fase: la luna di miele è finita e l’età della maturazione ha i suoi costi. Secondo quanto emerso da una disamina del settore da parte del Financial Times, la risultante può essere una soltanto: i costi del dating online sono destinati a crescere, a partire da quel Tinder che ne è diventato l’emblema a livello internazionale.

Tinder, la luna di miele è finita?

Nel mese di settembre le sperimentazioni sono già iniziate con l’introduzione di quel profilo “Select” da 499 dollari al mese che ad oggi è adottato dall’1% degli utenti e che al momento in Italia non risulta disponibile.

Il servizio si è arricchito poco alla volta di un crescente numero di profili a prezzo crescente e durante l’ultima trimestrale di cassa di Match Group (controllante del servizio) le dichiarazioni di intento sono state chiare: non importa che si punti ad un aumento delle sottoscrizioni o ad una ottimizzazione del valore estrapolato dal singolo sottoscrittore, l’importante è che gli introiti tornino ad aumentare.

Il problema sta nel fatto che il numero dei nuovi utenti iscritti appare ormai essere stagnante. Il modello “freemium” si è imposto come standard del comparto proprio per cercare il giusto compromesso, attirando gli utenti con accessi “free” e solleticando quindi la fruizione di opzioni “premium”. La sensazione è che l’epoca d’oro del dating online sia ormai passata, con numeri che sono andati in calo ed un fascino che sembra brillare meno rispetto l’inizio del decennio (quando anche i distanziamenti legati al Covid avevano probabilmente creato una bolla di interesse particolare attorno ai bisogni affettivi delle persone).

Il comparto si trova ora di fronte ad una generazione più matura, ad un uso più esperto del dating, a numeri in calo ed alla necessità di mantenere alto il profilo della monetizzazione. Il valore delle azioni di Match Group è oggi a quota -60% rispetto ai fasti vissuti tra il 2021 e il 2022: non basta la piccola ascesa di fine 2023 a risollevare l’ottimismo attorno al gruppo.

Hinge, nel frattempo, spiega che il 20% dei nuovi sottoscrittori sceglie un profilo premium per avere like illimitati, ma non si spinge oltre: formule paid settimanali e altre sperimentazioni stanno puntellando gli introiti, ma la situazione resta al momento precaria poiché non più basata sull’economia dell’abbondanza che il 2020 aveva artificiosamente generato.

La bolla del dating è quindi già scoppiata? Introdurre l’advertising in modo più massiccio e isolare in modo sempre più ferreo l’utenza premium potrebbe generare nuovo valore?  Gli interrogativi sono troppi e tali da indurre a pensare che l’epoca d’oro di Tinder sia ormai alle spalle e che ora servirà flirtare con un nuovo tipo di utenza per cambiare le sorti di un settore che rischia altrimenti di restare stagnante per lungo tempo.

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