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Tassa di 2 euro sui pacchi cinesi nel 2026?

Tassa di 2 euro sui pacchi cinesi nel 2026?

Oggi è prevista la riunione dell’Ecofin (Consiglio dei ministri dell’economia dei paesi europei), durante la quale si discuterà dell’eliminazione della soglia di esenzione dai dazi per i prodotti che entrano nell’Unione europea. Il governo italiano potrebbe introdurre una tassa di 2 euro sui piccoli pacchi a partire dal 2026.

Chi pagherà la tassa sui pacchi cinesi?

La Commissione europea ha proposto la UE Customs Reform a maggio 2023. La riforma doganale prevede diverse novità che permetteranno di velocizzare le procedure, tra cui l’istituzione di un Customs Data Hub per la gestione centralizzata digitale delle informazioni e regole specifiche per gli operatori più affidabili.

Il nuovo hub garantirà che i dazi doganali siano pagati al momento dell’acquisto sulle piattaforme di e-commerce. La riforma prevede inoltre l’eliminazione dell’esenzione dai dazi per i pacchi con valore inferiore a 150 euro. Spesso viene dichiarato un valore inferiore alla soglia proprio per evitare i dazi di importazione e controlli più approfonditi. Il “trucco” è sfruttato soprattutto dalle aziende cinesi, tra cui AliExpress, Temu e Shein.

La Commissione europea aveva esortato Consiglio e Parlamento ad approvare queste misure che ridurranno anche il numero di prodotti contraffatti o pericolosi (Temu ha violato il DSA con la vendita di prodotti illegali).

Il Consiglio aveva già trovato un accordo preliminare sulla tassa di gestione. Dovrebbe essere applicata a partire dal 2028 per i pacchi con valore inferiore a 150 euro.

Giancarlo Giorgetti (Ministro dell’economia) ha suggerito di anticipare la tassa al 2026, ricevendo l’appoggio di Germania, Belgio e Portogallo. In caso di mancato accordo a livello europeo, il governo italiano potrebbe inserire una tassa di 2 euro per i pacchi fino a 2 Kg provenienti dai paesi extra UE nella legge di bilancio. Verrebbe così applicata a partire dal 1 gennaio 2026.

Temu e Shein spediscono milioni di pacchi di piccolo valore, quindi la tassa diventerà un costo aggiuntivo ai dazi e all’IVA. Quasi certamente verrà “girata” agli utenti finali, come accaduto negli Stati Uniti con i dazi di Trump.

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