Spotify sta correndo ai ripari. Con l’invasione della musica AI, la piattaforma ha deciso di aggiornare le sue policy per far capire agli utenti cosa stanno ascoltando davvero. Tra poco, ogni canzone fatta con l’intelligenza artificiale avrà un’etichetta nei crediti. Il sistema si chiama DDEX e sarà abbastanza preciso: dirà se l’AI ha generato la voce, suonato gli strumenti, o solo fatto il mixing finale.
La decisione arriva dopo pressioni sia dagli artisti che dalle case discografiche, che temono di perdere spazio e guadagni a favore di algoritmi che sfornano hit a costo zero. Spotify sta cercando di trovare un equilibrio. Non vieta l’AI tout court, ma la rende riconoscibile.
Spotify cambia le regole per la musica generata dall’AI e dice stop ai cloni vocali e ai deepfake musicali
Spotify ha anche messo nero su bianco un punto fondamentale, i cloni vocali non autorizzati, i deepfake e le imitazioni vocali saranno rimossi. La piattaforma non tollererà contenuti che sfruttano l’identità sonora di artisti senza consenso. Una presa di posizione netta per proteggere la creatività autentica e la reputazione degli artisti.
Nuovo filtro antispam, via i brani caricati in massa
Con l’AI chiunque può sfornare canzoni in cinque minuti. Ma come sempre quando le cose diventano troppo facili, c’è sempre chi se ne approfitta. Per questo motivo Spotify lancerà un filtro antispam per individuare e bloccare contenuti duplicati, caricamenti automatici e trucchi SEO pensati per manipolare gli algoritmi di raccomandazione. Il sistema verrà implementato gradualmente e sarà aggiornato nel tempo per affinare la capacità di individuare i comportamenti scorretti senza penalizzare i veri artisti.
Profili falsi e upload fraudolenti: arriva la stretta
Un altro problema che Spotify vuole affrontare è quello dei “profili non corrispondenti“, casi in cui qualcuno carica musica sotto il nome di un altro artista. La piattaforma collaborerà con i distributori per intercettare questi tentativi prima che i brani vengano pubblicati. Un passo importante per tutelare l’identità degli artisti e la fiducia degli ascoltatori.
Spotify non vuole penalizzare chi usa l’intelligenza artificiale in modo creativo. Non siamo qui per punire gli artisti che utilizzano l’AI in modo autentico e responsabile
, ha dichiarato Charlie Hellman, vicepresidente globale della musica. L’obiettivo è proteggere la piattaforma dagli abusi, per permettere all’AI di diventare uno strumento di espressione, non di manipolazione.