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Spotify diventa una chat con i messaggi diretti, come funziona

Spotify diventa una chat con i messaggi diretti, come funziona

Spotify, il servizio che già fatica a mostrarti i podcast nell’ordine giusto e che ogni sei mesi ridisegna l’interfaccia confondendo milioni di utenti, ha deciso che quello che mancava davvero era… una chat. Perché evidentemente WhatsApp, Telegram, Instagram, Facebook Messenger e iMessage non bastavano.

Spotify aggiunge la messaggistica diretta: come funziona

Spotify Messaggi è la nuova funzione che permette di inviare brani, podcast e audiolibri direttamente ad amici e familiari all’interno dell’app. L’azienda sostiene che gli utenti lo chiedevano da tempo. Quali utenti, esattamente? Quelli che non sanno che il pulsante “condividi” esiste da sempre e permette di inviare link su qualsiasi piattaforma di messaggistica esistente?

La realtà è probabilmente più prosaica. Spotify vuole che passiamo più tempo nell’app. Ogni secondo in più significa più dati, più engagement, più opportunità di mostrare pubblicità o convincere a passare a Premium. È la stessa logica che ha portato LinkedIn ad aggiungere le Storie e Twitter a diventare X con ambizioni di super-app.

Come funziona? Mentre si ascolta qualcosa, si tocca l’icona di condivisione, si seleziona un amico (che deve avere Spotify anche lui), e si invia il contenuto. L’amico deve accettare la richiesta di messaggio, perché apparentemente anche su Spotify dobbiamo preoccuparci degli sconosciuti che ci contattano.

Una volta stabilita la connessione, ci si può scambiare brani, reagire con emoji (ovviamente), e chattare sul contenuto condiviso. Le conversazioni sono accessibili toccando la foto profilo nell’angolo in alto a sinistra, aggiungendo un altro menu nascosto in un’app già labirintica.

I limiti

Per ora si possono fare solo chat uno-a-uno. Niente gruppi, niente broadcast, niente canali.La funzione è disponibile solo su mobile, non su desktop o web. Bisogna avere almeno 16 anni, anche se non è chiaro come Spotify verifichi questo requisito. È disponibile in “mercati selezionati”, ma non si sa quali siano.

Spotify assicura che i messaggi sono crittografati end-to-end e che esistono protezioni contro contenuti illegali e dannosi. Due affermazioni che sembrano contraddirsi: se i messaggi sono davvero crittografati end-to-end, come fa Spotify a sapere se contengono materiale illegale? Probabilmente usa qualche forma di scanning lato client o metadati per identificare contenuti problematici, ma i dettagli tecnici rimangono vaghi.

Il problema che non esisteva

La giustificazione ufficiale è poetica: il consiglio giusto può dare vita a una conversazione interessante con le persone a te più care. Ma la verità è che questa conversazione avveniva già, solo su altre piattaforme. Condividere un link Spotify su WhatsApp funziona benissimo. Anzi, funziona meglio: il destinatario anche se non ha Spotify.

Apple Music ha una funzione simile da anni, integrata con iMessage. Ma c’è una differenza cruciale. Apple non ha creato un sistema di messaggistica separato dentro Music. Ha semplicemente migliorato l’integrazione con la piattaforma di messaggistica esistente. È elegante, funzionale, e soprattutto non aggiunge complessità.

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