SPID in abbonamento è uno schiaffo che l’Italia non merita

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È trascorsa ormai più di una settimana dalla bomba sganciata da Alessio Butti: l’annuncio dell’addio a SPID comunicato così, come se nulla fosse, durante un’audizione parlamentare. E ancora tutto tace, nemmeno il sito ufficiale dell’iniziativa conferma (o smentisce) il destino di quel sistema a lungo promosso come un’innovazione irrinunciabile, che rischia ora invece di diventare un peso morto di cui disfarsi il prima possibile. Le parole del sottosegretario non lasciano spazio a interpretazioni:L’obiettivo è spegnere progressivamente SPID.

Oltre 40 milioni di SPID nel cestino?

Cosa ne sarà dei 40,7 milioni di identità emesse finora? Entro due o tre anni potrebbero essere spente, per favorire la transizione all’utilizzo della carta di identità elettronica come unico strumento attraverso cui gestire l’identità digitale.

L’alternativa è forse addirittura peggiore: uno SPID proposto in abbonamento. Alcuni provider si sono già mossi in questa direzione e con tutta probabilità gli altri seguiranno a ruota. I 40 milioni di euro promessi dal governo non sono ancora arrivati (a causa di intoppi burocratici, dice Butti) e le realtà coinvolte stanno gestendo il servizio in perdita. Ne consegue l’esigenza di monetizzare l’impegno. Dopotutto, si tratta di aziende private che hanno nella rincorsa al profitto la loro ragion d’essere. Perché dovrebbero fare altrimenti?

L’alternativa è lo SPID Gold in abbonamento?

Se già la prospettiva di dire addio allo strumento è desolante, dopo aver trascorso anni convincendo gli italiani di quanto fosse importante ed essenziale, l’ipotesi di renderlo fruibile solo a pagamento è ancora più scoraggiante, uno schiaffo che il nostro Paese non merita. Una sorta di SPID Premium. O Gold, insomma.

Come spiegheremo ai nostri genitori e nonni che ora è meglio passare alla CIE? Perché è più sicura. O che è necessario mettere mano al portafoglio? Li abbiamo costretti alla fatica di prendere confidenza con SPID, con i suoi PIN, le password e i codici segreti, con i tre livelli di sicurezza e gli SMS di conferma inviati sui telefoni non ancora smart, rassicurandoli che almeno sarebbe stato poi tutto gratis. Per sempre.

Un’innovazione non può essere definita tale se non è a beneficio della collettività, in modo inclusivo, se non tiene in considerazione quel gap digitale che molti, per ragioni anagrafiche o più semplicemente di formazione, si trovano a subire. È ancor più grave se l’imposizione del dietrofront arriva dallo Stato e dalle istituzioni, dopo aver forzato l’adozione di un sistema promuovendolo come fondamentale (e in alcuni casi obbligatorio) per l’accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione.

Bravo nonno, che hai imparato a usare SPID sul sito dell’INPS. Ora dimentica tutto, è arrivata CIE. O cambi o paghi l’abbonamento. Dispiace.

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