SPID non era così al centro dell’attenzione fin da quando i primi gestori hanno iniziato a rilasciare le credenziali, ormai quasi un decennio fa. È tornato prepotentemente oggetto di discussione, dopo che ne è stato sostanzialmente confermato l’addio, in favore di CIE. L’esponente del governo che per carica ed esposizione mediatica rappresenta più di altri la visione per il futuro dell’identità digitale in Italia è Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione. A lui, per sua stessa ammissione attento alla copertura riservata dalla stampa all’argomento, rivolgiamo 10 domande alle quali è opportuno, anzi indispensabile, fornire una risposta.
10 domande su SPID che meritano una risposta
I cittadini meritano che sia fatta chiarezza. Catechizzati a lungo sulla necessità dello strumento, rischiano ora di trovarsi a dover fare i conti con un altro cambiamento che non tutti riusciranno facilmente a digerire. L’Italia non è fatta di soli nativi digitali, dimenticarlo o far finta che non sia così sarebbe una grave negligenza, sintomo di una prospettiva poco lungimirante.
1) L’addio a SPID è già stato pianificato?
Sebbene il destino sembri ormai segnato (l’obiettivo è spegnere progressivamente SPID
), ad oggi non esiste una comunicazione istituzionale in merito e il sito ufficiale del progetto non fa alcun riferimento alla possibilità di un abbandono. Occorre trasparenza, anche sulle modalità.
2) Se sì, con quale tempistica?
Nel corso di un’audizione parlamentare, Butti ha parlato diancora due o tre anni
necessari per portare a termine il percorso verso la costituzione di un wallet che sarà pubblico e di un wallet che sarà privato
. È lecito chiedersi se sia questa anche la tempistica dell’addio a SPID.
3) Come lo spiegheremo agli italiani?
Non sarà facile spiegare agli italiani le ragioni dell’addio, dopo averli spinti per anni a ottenere le credenziali per accedere ai servizi della pubblica amministrazione, spesso deprecando qualsiasi alternativa. Per molti, soprattutto coloro che non hanno confidenza con la tecnologia, non è stato semplice. Saranno messe in campo iniziative dedicate?
4) È previsto un qualche rimborso per chi ha pagato?
In tanti hanno messo mano al portafoglio per ottenere l’identità digitale. Il provider più scelto dai cittadini, Poste Italiane, nel 2021 ha reso a pagamento la procedura di attivazione presso gli uffici postali. È prevista una qualche sorta di rimborso per chi si troverà impossibilitato a continuare a utilizzare SPID, nonostante la spesa sostenuta?
5) Cosa significa “Noi su SPID continueremo a lavorare”?
In occasione dell’audizione parlamentare di inizio luglio che abbiamo già citato, in cui Butti ha di fatto confermato l’addio, ha anche dichiarato che proseguiranno i lavori su SPID. Non è chiaro in quali termini e con quali finalità.
6) Gli identity provider potranno proseguire da soli?
Sono già tre gli identity provider (Aruba, Infocert e Register.it) che hanno deciso di renderlo un servizio in abbonamento, ipotesi che avevamo previsto prima che si concretizzasse. Cosa accadrà durante e dopo lo spegnimento progressivo: potranno continuare a gestire SPID fornendolo a pagamento o saranno costretti a interrompere il proprio compito?
7) C’è l’intenzione di rendere CIE gratis per gli italiani?
Il futuro ruota attorno a CIE. Secondo il governo, ce lo chiede l’Europa. Ad oggi, però, il rilascio della carta di identità elettronica non è gratuito, a differenza di quanto avviene con le credenziali SPID (scegliendo la giusta modalità di attivazione). In più, la spesa da affrontare per richiedere la carta di identità elettronica non è uguale per tutti, come si legge sul sito ministeriale. Il documento comporta un costo fisso pari a 16,79 euro e una maggiorazione che può essere applicata a discrezione dei comuni, per specifici costi di segreteria e diritti fissi
. A questo proposito, è prevista una qualche sorta di copertura?
8) È prevista una semplificazione delle procedure legate a CIE?
Sono ancora molti coloro che hanno bisogno di una mano per collegarsi ai servizi della PA con SPID. Pensiamo ad esempio alle persone anziane e che hanno poca confidenza con il concetto di identità digitale, PIN, smartphone e autenticazione a più fattori. Con CIE non va meglio. Se possibile, la procedura attuale è ancora più complessa. È al vaglio una semplificazione per renderla davvero accessibile a chiunque?
9) Quando avverrà l’integrazione di CIE nell’app IO?
Toccato il tema, non possiamo che chiedere quando avverrà l’integrazione della carta di identità nell’app IO. Di recente abbiamo saputo che è in programma, ma la tempistica fornita è piuttosto vaga: entro la fine della legislatura
.
10) Come funzionerà quella tra IT-Wallet ed EU-Wallet?
Ultimo, ma non meno importante punto, è quello relativo a IT-Wallet (sistema alla base della funzionalità Documenti su IO) e alla sua integrazione con EU-Wallet, il portafoglio digitale europeo in arrivo nel 2026. Più volte citata da Butti, meriterebbe un chiarimento in termini di tempistiche e modalità.