Oltre i cookie: con l’IA i browser iniziano avere memoria dei fatti dell’utente. Un nuovo pericolo per la privacy

Per i browser basati sull’intelligenza artificiale, la memoria sui fatti dell’utente potrebbe essere il prossimo passo evolutivo. Non si tratta più solo di ricordare password o siti preferiti, ma di costruire un contesto persistente delle attività online dell’utente, capace di influenzare ogni interazione futura. È ciò che sta introducendo Dia Browser, sviluppato da The Browser Company, con una funzione di “Memory”, che recentemente è stata resa attivabile a livello di profilo, pensata per separare ambiti come lavoro e uso personale.

Dia Browser per il momento è disponibile per macOS e solo su invito (i nostri li abbiamo già finiti). Naturalmente, dopo poche settimane, Dia ha lanciato un’offerta a pagamento che permette di chattare illimitatamente. Il costo è di 20 dollari al mese.

Cos’è questa memoria del browser IA

Il meccanismo della memoria è semplice nell’uso, ma complesso nell’architettura. Durante la navigazione o le conversazioni con l’assistente integrato, Dia sintetizza l’attività in “Memories” attraverso un’elaborazione sui propri server, per poi restituirle e conservarle solo in locale.

Secondo la documentazione ufficiale, i contenuti delle pagine visitate restano sul dispositivo per 7 giorni, mentre le memorie derivate e le chat possono persistere fino alla loro cancellazione manuale.

Prima della trasmissione ai server, un filtro locale esclude automaticamente i dati sensibili(come informazioni mediche, finanziarie o credenziali) in modo che non vengano memorizzati o inviati. Tuttavia, trattandosi di un sistema basato su regole, non si può escludere che contenuti sensibili non riconosciuti possano finire nella memoria.Tra le altre cose, è un po’ quello che sta bloccando anche la funzione Recall di Windows 11 sui PC Copilot+.

Questa impostazione apre certamente interrogativi. Le memorie vengono comunque generate tramite un passaggio sui server aziendali, prima di essere archiviate sul computer dell’utente. In caso di vulnerabilità o di un data leak, soprattutto in una realtà di dimensioni ridotte come The Browser Company, la riservatezza potrebbe essere compromessa.

E il confronto con i cookie tradizionali evidenzia una differenza sostanziale. Mentre i cookie registrano principalmente dati tecnici o preferenze di navigazione per singoli siti, le memorie AI-powered creano un quadro narrativo dettagliato della vita digitale dell’utente, aggregando contenuti, interessi e schemi di comportamento.

In prospettiva, se altri browser adotteranno sistemi simili, la navigazione web potrebbe diventare un’esperienza sempre più personalizzata ma anche più tracciata. Il rischio è che, pur superando i limiti dei vecchi sistemi di profilazione, si finisca per costruire archivi di dati più sensibili, preziosi e potenzialmente vulnerabili. In un contesto in cui “il computer sa tutto di te”, la protezione di queste informazioni diventerebbe quindi non solo una priorità tecnica, ma anche politica.

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