Per decenni, la NASA ha costruito e gestito in autonomia le proprie sonde e orbiter per trasmettere dati da Marte alla Terra. Ma ora qualcosa è cambiato. L’agenzia spaziale americana ha deciso di adottare un modello “as-a-service”, proprio come fa già per i lanci e il trasporto degli astronauti. In pratica, invece di possedere e gestire direttamente le infrastrutture, vuole acquistare connettività da fornitori privati.
Chi porterà Internet su Marte? La Nasa accende la gara
Questa svolta ha acceso una vera e propria corsa tra aziende spaziali per diventare il ponte digitale tra Marte e la Terra. E non si tratta di un singolo contratto, ma della costruzione di un’intera rete interplanetaria.
La sfida è aperta e i nomi in gioco sono pesanti. Blue Origin ha appena presentato il suo Mars Telecommunications Orbiter, basato sulla piattaforma Blue Ring, un veicolo manovrabile e ad alte prestazioni pensato per supportare le missioni NASA già dal 2028.
Meet Blue Origin’s Mars Telecommunications Orbiter (MTO), a high-performance spacecraft built upon our existing and affordable Blue Ring platform that is ready to support NASA’s Mars mission in 2028. The orbiter builds upon Blue Origin’s Mars Next-Generation Relay and Mars Sample… pic.twitter.com/cvlt3PNqMA
— Blue Origin (@blueorigin) August 12, 2025
Rocket Lab ha proposto un proprio orbiter per telecomunicazioni marziane, parte integrante della sua architettura per la missione Mars Sample Return. E SpaceX? Sta lavorando a un adattamento dei suoi satelliti Starlink per le comunicazioni interplanetarie.
Nel 2024, NASA aveva già finanziato 12 studi preliminari, coinvolgendo proprio SpaceX, Lockheed Martin e Blue Origin per esplorare soluzioni di relè di nuova generazione.
Dalla Luna a Marte: una rete per l’umanità
Il piano di NASA è ambizioso. Creare un’infrastruttura interoperabile che possa servire non solo le proprie missioni, ma anche quelle di altri clienti. L’obiettivo è duplice: una “linea principale” tra la Luna e la Terra, e un sistema end-to-end per trasmettere dati da Marte fino ai centri operativi terrestri.
Ma le sfide tecniche sono enormi: latenza elevata, interferenze solari, finestre di visibilità limitate e sistemi ultra-resilienti. Per questo, l’agenzia ha lanciato una richiesta di proposte per studiare le soluzioni più promettenti, senza ancora passare alla fase di costruzione vera e propria. La posta in gioco? Trasformare l’esplorazione planetaria in una presenza umana permanente.