Anche per noi, che di meraviglie tecnologiche ne vediamo tante, premere il tasto “Go” dello speedtest e vedere i counter raggiungere i 24mila megabit al secondo sia in upload che in download è allo stesso tempo spiazzante e stupefacente. Anche perché questo spettacolo non va in scena nel solito “laboratorio” o su una connessione da data center, ma direttamente nella redazione di DDAY.it. Com’è stato possibile? Tocca fare un piccolo passo indietro, di poche settimane. State con noi, che vi raccontiamo tutto.
La fibra è l’unica soluzione a prova di futuro. La dimostrazione “vivente” è la redazione di DDAY.it che da oggi è connessa – prima al mondo – grazie a un servizio su fibra in tecnologia 50G PON retrocompatibile. Il che significa all’atto pratico nel nostro caso una connessione da 25 gigabit al secondo simmetrica, sia in download che in upload, velocità già ampiamente proiettate al futuro ma – questo è uno degli elementi più stupefacenti – distribuita attraverso una connessione in fibra comune. Il tutto grazie al servizio reso disponibile da Mynet, provider indipendente che ha battuto tutti sul tempo ed è arrivato a offrire una connessione così veloce su fibra PON (ovverosia quella normalmente destinata agli utenti consumer e alle piccole e medie aziende). Questa iniziativa nasce dal vulcanico Giovanni Zorzoni, direttore generale di Mynet (oltre che presidente dell’Associazione Italiana Internet Provider): “Dai, volete essere i primi ad avere una connessione 50GPON, vi faccio volare!“. Impossibile per noi appassionati tecnologi resistere a una provocazione così diretta: abbiamo accettato la sfida e ci siamo lanciati.
Ma prima di partire, il pensiero è andato inevitabilmente agli “sfibrati d’Italia” di cui ci stiamo occupando in queste settimane: non è quasi irrispettoso verso coloro che non riescono neppure ad essere raggiunti da un qualsiasi servizio in fibra, anche “lento”, e che stanno denunciando proprio a DDAY la loro situazione? Ci abbiamo pensato e ripensato e siamo arrivati a una conclusione: proprio raccontando le incredibili potenzialità reali e attuali della fibra, possiamo enfatizzare ancora una volta quanto sia importante garantire a tutti i cittadini una copertura di questo tipo; anche a 1 Gbit/s, oggi, ma con la sicurezza di poter modulare nel futuro le prestazioni della propria linea secondo le mutate necessità.
Come cambia la “geografia” della rete con una connessione di questo tipo
In pratica, una super-connessione come quella proposta da Mynet cambia la geografia della rete: 25 gigabit simmetrici possono avvicinare il mondo e abbattere le distanze; un po’ come ha fatto, nel mondo dei trasporti, l’avvento dell’alta velocità nell’avvicinare tra di loro Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli e – per contro – rendendo ancora più evidente la lentezza di altre tratte. Se si pensa, per esempio, alle piccole e medie aziende multisede, la possibilità di avere a prezzi accessibili connessioni così veloci nelle proprie location, permette di far vivere ai dipendenti, pur con le inefficienze del passaggio in tunnel su rete pubblica, un’esperienza come se tutti i dipendenti si trovassero fisicamente nello stesso ufficio e sulla stessa rete locale, abbattendo le distanze. I backup dei server locali verso il cloud potrebbero non essere più i soliti “batch” notturni ma trasformarsi in sync in tempo reale. O addirittura, si abilita un cloud vero, senza attese e rallentamenti per gli utenti nell’apertura di file e risorse. Insomma, da oggi una connessione a 1 Gbit/s (che un sacco di utenti purtroppo si sognano) sembra essere quasi lenta. E se prima parlavamo di Italia a due velocità, oggi forse bisognerebbe iniziare a parlare di Italia a tre o quattro velocità.

Come funziona la 50GPON: un servizio scalabile perfetto per le piccole e medie imprese
Le connessioni in rete “PON” sono quelle che riuniscono un certo numero di utenti sulla stessa fibra per ottimizzare la risorsa: si condivide la banda massima del supporto fino al limite contrattualizzato. Tutte le connessioni in fibra consumer e anche la maggior parte di quelle business sono di questo tipo. I fattori chiave per determinare la qualità della connessione sono principalmente due: quant’è la banda disponibile dietro la connessione PON rispetto a quella contrattualizzata (e quindi promessa) agli utenti; e soprattutto quanti utenti condividono lo stesso ramo di fibra, quindi qual è il cosiddetto rapporto di splitting. Questo fa sì che molte volte dire semplicemente che si ha una fibra a 1 Gbit/s significhi tutto e niente: l’unica cosa certa è che oltre a 1 Gbit/s non si andrà mai. Ma purtroppo non sono rare connessioni GPON con una connessione alle spalle proprio da 1 Gbit/sec condivisa addirittura tra 32 o 64 utenti: nelle ore di picco, la velocità reale può anche precipitare. Proprio per questo motivo, nel valutare un collegamento in fibra, bisognerebbe andare oltre il semplice dato dichiarato della connessione e scoprire la consistenza della connessione di backhauling e qual è il rapporto di splitting.
La rete 50G PON di Mynet: si parte a Mantova e in alcune zone di Milano
Nel caso della 50G PON di Mynet, il collegamento fisico è in grado di trasportare fino a 50 Gbit/sec e la banda offerta e contrattualizzata ai clienti come noi è di 25 Gbit/sec simmetrici; ma la cosa più importante è che il fattore di splitting, ovverosia la “moltiplicazione” degli utenti che condividono lo stesso ramo, sia solo di uno a quattro: si tratta quindi di una linea che non solo è velocissima sulla carta ma anche nella realtà.
Ma c’è di più: grazie ai nuovi apparati Huawei, adottati in anteprima da Mynet, la 50G PON può coesistere sulla stessa fibra, in altre frequenze di modulazione, con i servizi più tradizionali, come le connessioni a 1, a 2,5 e a 10 Gbit/sec, in piena ottica di retrocompatibilità non solo del supporto fisico ma anche dei servizi. In pratica sullo stesso ramo di fibra possono insistere clienti a velocità diverse, senza interferire gli uni con gli altri.

La cosa ancora più interessante è che il supporto, la fibra stessa, non ha alcuna differenza con quella utilizzata nelle normali FTTH a 1 Gbit/s. Questo dà veramente l’idea della longevità della fibra e del perché siamo così “fissati” nel prediligere lo sviluppo della rete FTTH rispetto a qualsiasi soluzione tampone e decisamente poco future proof come le connessioni FWA o satellitari: infrastrutturare in fibra oggi è costoso e faticoso ma facendolo bene si porta il Paese in maniera stabile nel futuro.
L’installazione: qualche complicazione superata con destrezza
Mynet, per portarci il servizio 50G PON, ha collocato nella centrale Telecom Italia più vicina il proprio apparato: si tratta di un sistema di produzione Huawei che, per primo, permette di creare un tronco di rete con i 4 livelli di servizio descritti erogati contemporaneamente sulla stessa fibra.

Di lì, è stato necessario posare un tronco di fibra fino alla nostra sede: un lavoro in teoria non troppo complesso, esistendo già un ampio cunicolo Telecom lungo tutta la via Gallarate a Milano, quella dei nostri uffici.

Come spesso accade, però, la realtà pone qualche problema in più: oltre a qualche inghippo lungo la strada, brillantemente superato dalle squadre di posatori Mynet, un grosso impedimento è stato trovato nell’ingresso nello stabile.

Non è stato possibile, infatti, usare la canalizzazione tra il cunicolo e il tombino di accesso al condominio, purtroppo ostruita. Tanto che anche FiberCop, per raggiungere il palazzo, alla fine ha usato le canalizzazioni poste in opera da Metroweb. La squadra di Mynet non si è persa d’animo e si è organizzata per realizzare in breve tempo una “microtrincea” (uno scavo profondo una ventina di centimetri e largo poco più di uno) di una decina di metri per collegare un altro tombino Telecom a quello di accesso al condominio.

Fatto quello, nel giro di una giornata, la fibra è stata portata al piano, fatta entrare nel nostro rack e intestata a misura. Ma non solo: è stato anche installato l’apparato di testa, l’ONT per intenderci, configurata la linea e attivato il servizio. Una bella dimostrazione di efficienza e di propensione alla risoluzione dei problemi, una performance che si può avere solo se le squadre di installazione sono direttamente controllate dal provider e non sono i “soliti” terzisti interessati solo a chiudere l’intervento e incassare il proprio gettone.
Arrivata la fibra fino al nostro rack, i tecnici di Mynet hanno sistemato il cassetto ottico, necessario per terminare e giuntare i fasci in ingresso e, subito sotto, l’apparato di terminazione di rete Huawei: più grandicello degli ONT che abbiamo imparato a vedere sulle linee GPON convenzionali, ma necessario per gestire questo tipo di connettività.

Il primo speedtest: da paura!
I tecnici di Mynet hanno portato con sé per la configurazione (e anche per l’inaugurazione di questa prima linea 50G PON) una workstation con una scheda di rete in fibra ottica da 25 Gbit/s. Questa macchina è stata collegata alla corrispondente porta sull’apparato di ingresso: la prima cosa è stata “sparare” uno speed test di Ookla. Incredibilmente, la lancetta è finita immediatamente a fondo scala e la velocità netta si è attestata attorno ai 24 Gbit/s, sia in download che un upload. Una velocità che non avevamo mai visto in una connessione “reale” e che incredibilmente non era nel solito laboratorio o in location “ad hoc” ma nella nostra redazione!

Smaltita l’euforia e risistemata la mascella, ci siamo resi conto di una cosa: la “sfida” di Giovanni Zorzoni non era una boutade e ora ci trovavamo, per la prima volta nella vita, con una connessione a Internet circa 25 volte più veloce della nostra rete locale. Non era mai successo: ai tempi dei modem analogici e delle connessioni a 28,8 kbit/sec, le reti Ethernet erano a 10 megabit; e poi a 100, con l’arrivo anche delle ISDN e dei loro 128 Kbit/sec; e poi sono arrivate le ADSL prima e le connessioni in fibra dopo, con le LAN Gigabit Ethernet. La 50G PON – potranno chiedersi in tanti – alla fine a cosa serve se la rete locale è molto più lenta?

Un aggiornamento della LAN è doveroso. E non neppure troppo difficile: la soluzione QNAP pensata per chi tratta video in rete
Un collegamento a Internet a 25 Gbit/s veri è decisamente utile, soprattutto per noi che dobbiamo spostare file molto grandi. Si pensi per esempio al redattore in trasferta che vuole trasferire i video grezzi girati affinché vengano montati in redazione; o il percorso contrario: i video girati in studio che devono essere mandati a un collaboratore esterno che realizza il montaggio. Per queste pratiche servono linee potenti sia in download che un upload.
Ma per sfruttare al massimo queste prestazioni, serve una LAN che sia all’altezza e che riesca a “star dietro” a questo flusso enorme di dati.
Va detto che, a riguardare gli “annali”, tanto per fare un esempio, la standardizzazione del 10 Gb Ethernet risale al 2002, più di venti anni fa. E malgrado ciò la quasi totalità delle reti locali sia domestiche che degli uffici viaggiano a 1 Gbit/sec, sia verso i client che nelle connessione tra le macchine centrali dell’infrastruttura. Solo ora cominciano a fare capolino le schede di rete a 10 Giga sui migliori computer (l’ultimo è il caso del Mac Studio recentemente provato da DDAY). Ma in realtà, non mancano apparati di rete locale più veloci del singolo Gigabit/s, anche a prezzi abbordabili anche per una piccola azienda come noi.
Ecco le nostre scelte: abbiamo dovuto inserire un router adeguato per la gestione dell’ingresso della rete e la creazione della LAN (NAT, DHCP, sicurezza e così via), un device con due porte a 25 Gbit, una da collegare all’ONT e l’altra da mandare allo switch centrale della nostra rete; le altre porte tutte a 10 Gbit perfette per alimentare per esempio una DMZ per le macchine esposte pubblicamente alla rete o per creare eventuali segmentazioni.
Come switch di aggregazione, abbiamo optato per un compatto ma valido swtich QNAP, il QSW-M5216-1T: al di là della sigla complessa, questo apparato gestito offre ben 16 porte ottiche da 25 Gbit e una da 10 Gbit in rame, perfetto per le nostre esigenze, anche in ottica di sviluppi futuri.

A questo switch abbiamo affiancato anche un NAS “All Flash” da usare come server di rete pensato soprattutto per il montaggio video con asset centralizzati: la scelta è caduta sulla macchina ideale per i nostri usi e per sposare le esigenze dell’infrastruttura, il QNAP TS-h1277AFX: una macchina non economicissima, ma decisamente potente e a prova di futuro, grazie ai 12 slot per altrettanti SSD superveloci e ai due slot di rete a 25 Gbit/s in fibra, da collegare direttamente allo switch in link aggregation, creando così un collegamento tra il centro stella della rete e il NAS stesso da 50 Gbit/sec.

Noi abbiamo inserito per il momento 4 unità disco in RAID5. Questa soluzione, di recentissimo lancio e appena arrivata in redazione, sarà anche oggetto di una prova nelle prossime settimane, giusto il tempo di configurare a puntino al rete per le massime prestazioni e impostare il nuovo workflow.
Wi-Fi 7 Omada per portare la super-connessione anche sugli smartphone
Un altro intervento ha riguardato l’adeguamento della nostra infrastuttura Wi-FI, sia per avvicinarla alle prestazioni della connessione a Internet che per portarla all’ormai necessario (per i nostri test) livello 7. Per fare questo evitando in qualsiasi modo di creare colli di bottiglia, ci siamo affidati a un prodotto anche in questo caso di recente lancio: si tratta degli access point mesh WiFi 7 EAP773 di Omada (il brand professionale del gruppo tp-link).

Questi access point – ne abbiamo presi otto a copertura di tutti gli spazi di redazione e laboratori – hanno una caratteristica chiave: oltre a essere triband (2,4, 5 e 6 GHz), dispongono di una presa cablata a 10 Gbit/sec, condizione indispensabile per poter sfruttare le velocità “over 1 Gbit/s” offerte dallo standard. Per collegare alla rete questi access point, abbiamo optato di rimanere in casa Omada e prendere due piccoli switch con due porte ottiche a 25 per l’uplink e 4 porte da 10 GbE in rame.

Si tratta di un’accoppiata perfetta: le due porte a 25 vengono utilizzate in link aggregation per connettersi a 50 Gbit/sec, evitando così qualsiasi collo di bottiglia lungo la strada; le quattro porte in rame a 10 Gbit sono poi perfette anche per alimentare gli access point, anche dal punto di vista elettrico, visto che si tratta di apparati PoE.
Anche qui ci siamo divertiti con qualche speedtest, questa volta in WiFi direttamente dallo smartphone: con l’S25 di Samsung, a seconda dei momenti, abbiamo anche raggiunto e superato i 3 Gigabit/s. Senza fili e dallo smartphone, giova ripeterlo.

Anche questa soluzione Wi-Fi Omada diventerà nelle prossime settimane oggetto di una prova del laboratori di DDAY.
La messa a punto anche della rete più tradizionale apre nuove possibilità
Restano da collegare eventuali PC e altri device con porta di rete a 10 Gbit o anche solo a 2,5: la prima idea è stata quella di lasciare intonsa la rete gigabit preesistente e di procedere con un cablaggio supplementare per portare qualche presa di rete a 10 Gbit/s in postazioni selezionate, tipicamente quelle sono chiamate a fare lavorazioni più massicce sul fronte video o maggiormente dedicate al test di nuovi prodotti. Ma in realtà non ce n’è stato bisogno: con qualche stupore abbiamo scoperto che il cablaggio strutturato realizzato oramai più di venti anni fa nei nostri uffici regge tranquillamente le connessioni Ethernet a 10 Gbit/s. È bastato quindi ridirezionare dal patch panel le porte “qualificate” per portare la super-banda anche alle singole postazioni cablate, rendendo quindi possibile l’editing video 4K multi-layer anche direttamente su NAS in rete.

Per garantire anche a tutto il resto della rete che resta cablata a 1 Gbit/s, abbiamo aggiunto al nostro switch principale (un HP Procurve modulare) una scheda con 4 porte ottiche a 10 Gbit/s, facilmente reperibile come ricondizionato a prezzi assolutamente accessibili (circa 130 euro): in questo modo abbiamo potuto connettere anche il mondo a 1 Gbit/s verso l’aggregation switch garantendo quindi accessi concorrenti alla banda senza colli di bottiglia significativi.
Dove è attivabile e quanto costa la 50G PON di Mynet?
Veniamo alla domanda delle domande: chi può attivare questa connessione e quanto costa? Come dicevamo, la nostra connessione non è un test di laboratorio e neppure una “beta”, ma la prima linea di un’offerta commerciale che Mynet ha già attivato e i cui dettagli sono già disponibili al sito dedicato www.50g.it.
Si tratta, come abbiamo già detto, per lo meno per il momento, di un’offerta destinata alle imprese medie e piccole (le grandi, meno attente ai budget e in cerca di prestazioni allo stato dell’arte, prediligono le costose connessioni punto a punto). Mynet è già pronta ad offrire da oggi questo servizio sul territorio di Mantova (la città è fortemente infrastrutturata con fibra proprietaria Mynet) e nei quartieri di Milano City Life e Portello, che insistono sulla prima centrale di Milano che Mynet ha dotato con il proprio apparato 50G PON.


Ma la situazione è in divenire: Giovanni Zorzoni di Mynet ci ha confermato che il programma è quello di estendere presto le aree coperte, privilegiando ovviamente le zone in cui Mynet è presente con la propria fibra: Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia.
Il prezzo è ovviamente lontano da quello delle connessioni consumer (che però hanno prestazioni assolutamente non comparabili): si parla di un canone mensile di 450 euro e di un costo di attivazione pesantuccio, da 3500 euro. Condizioni tariffarie giustificate dal costo degli apparati e che, pur non essendo non così distanti da quelle di connessioni business PON, sono molto inferiori ai costi correlati alle punto a punto dalle prestazioni paragonabili. Insomma, la super-velocità a Internet da oggi è un po’ più democratica. E potrebbe non finire qui – sussurra sornione Zorzoni -: “Sarete i primi anche ad avere la 100G PON, arriverà, arriverà“. E sempre sulla stessa fibra.
No, non siamo fissati: semplicemente è ancora più evidente che vada messa in cima alle priorità infrastrutturali del Paese l’urgenza di avere una rete in fibra valida, capillare, ben organizzata e censita. Il futuro dello sviluppo digitale, per cittadini e imprese, passa certamente da lì.