Il mining di Bitcoin non è più da tempo alla portata dei piccoli privati, ma persino per i grandi miner, aziende che operano centri di calcolo di grandissime dimensioni, il gioco vale sempre meno la candela, nonostante la valutazione della criptomoneta viaggi ormai oltre i 94.000 dollari. Secondo l’ultimo rapporto di CoinShares, che offre un’analisi dei dati della rete bitcoin nell’ultimo trimestre del 2024, il costo medio per minare un singolo bitcoin, includendo oltre ai costi operativi anche voci come l’ammortamento dell’hardware, ha raggiunto i 137.000 dollari a fine 2024, con una pressione significativa sulla redditività.
Se da un lato, sulla spinta al rialzo della valutazione, l’hashrate della rete bitcoin (in sostanza la potenza di calcolo dell’intera rete) è salito in modo significativo, tanto che si prevede che si possa raggiungere la soglia di 1 Zh/s (Zettahash = 10 alla 21 hash, pari ad un trilione di gigahash) già a luglio di quest’anno, dall’altro l’hash price medio, che indica sostanzialmente le prospettive di ricavo di un miner per unità di potenza di calcolo, si prevede sia ormai sulla strada di un declino strutturale, con cifre probabilmente comprese tra 35 e 50 dollari per PH/giorno fino al ciclo di halving del 2028 (quando cioè secondo il protocollo bitcoin verrà dimezzata la ricompensa per l’aggiunta di un blocco alla blockchain). Secondo quanto riportato da CoinShares, ci si attende che l’hash price medio scenda sotto i 40 dollari entro il primo trimestre 2026.
Ecco allora che i grandi miner si ritrovano a dover diversificare le proprie attività, perché le prospettive di redditività si riducono sempre più, soprattutto a causa della continua spinta ad aggiornare l’hardware dei propri centri di calcolo per migliorarne l’efficienza, con costi di ammortamento elevatissimi, a causa della svalutazione prematura delle macchine, a cui ora si potrebbe aggiungere la mazzata dei dazi americani per i rig importati da Cina e Malesia. CoinShares cita Core Scientific e Cipher Mining come esempi di grandi miner che stanno investendo nell’intelligenza artificiale: Core Scientific ha già dedicato il 43% della propria capacità all’AI, mentre Cipher Mining, forte di un investimento di SoftBank di 50 milioni di dollari, sposterà il 35% della propria capacità sull’AI, ambito che offre migliori prospettive di ricavo e soprattutto attrae maggiori investimenti.