L’interazione uomo-macchina passa da sempre attraverso l’uso di periferiche, che si tratti di tastiere, mouse, touch screen e, più recentemente, riconoscimento vocale o gestuale tramite microfoni, telecamere o sensori IR. In questo ecosistema di strumenti diversi, Meta ha presentato qualcosa di nuovo, specie per il suo possibile sviluppo consumer: un bracciale in grado di “leggere” i comandi che il cervello invia ai muscoli del polso, traducendo l’attività elettrica in input digitali.
L’approccio, chiamato sEMG (surface electromyography), vuole supere i limiti delle interfacce attuali e nella stessa categoria, introducendo una forma di controllo non invasivo, intuitivo e quasi invisibile, capace di funzionare con un semplice gesto o persino con movimenti minimi.
Perché la tecnologia di Meta è differente
Il prototipo sviluppato nei laboratori Reality Labs di Meta utilizza una serie di elettrodi secchi (quindi che non richiedono gel o paste) disposti in un bracciale indossato al polso, in grado di captare l’attività elettrica dei muscoli.
Attraverso modelli di deep learning addestrati su migliaia di volontari, il dispositivo riconosce una gamma di gesti, come il pinch, lo swipe, il tap, ma anche la scrittura “in aria” senza bisogno di una penna.

La tecnologia, validata da uno studio in peer-review pubblicato su Nature, ha raggiunto prestazioni elevate in test pratici; con la decodifica dei gesti che avviene a una velocità quasi paragonabile a input tradizionali.
Per esempio, nella scrittura si raggiungono in media 20,9 parole al minuto, mentre, secondo lo studio di Nature, usando la tastiera touch di uno smartphone si toccano le 36 parole/minuto. Ed è un sistema che funziona senza bisogno di tarature individuali e con un’accuratezza che può migliorare ulteriormente con una breve personalizzazione.

Rispetto ad altri sistemi non invasivi, come quelli basati su videocamere, sensori inerziali o elettroencefalogramma (EEG), il bracciale sEMG offre diversi vantaggi che appaiono ovvi.
Mentre i sistemi ottici soffrono di limiti ambientali (luce, posizione della mano, occlusioni) e le soluzioni EEG presentano basso rapporto segnale/rumore e lunghi tempi di installazione, la lettura dei segnali muscolari garantisce affidabilità, portabilità e possibilità di uso discreto.
Control Shift: New Reality Labs Research on sEMG Published in ‘Nature’ https://t.co/yQT7hlNIFx pic.twitter.com/nGQlb3k8bQ
— Reality Labs at Meta (@RealityLabs) July 23, 2025
Inoltre, al contrario dei precedenti bracciali mioelettrici (per esempio il Myo armband), la soluzione Meta promette di essere molto più precisa, grazie alla vastità del dataset di training e all’uso di modelli generici di deep learning. Per il prototipo, la durata della batteria si attesta sulle 4 ore.
Dove e come potrà essere usato il bracciale mioelettrico di Meta
Il potenziale di questa tecnologia va ben oltre la semplice interazione con smart glass o smartphone, anche se uno degli interessi di Meta è certamente quello di associarlo a periferiche come i visori.
Il bracciale sEMG potrebbe rappresentare una nuova frontiera per l’accessibilità, consentendo a persone con disabilità motorie di controllare dispositivi digitali in modo naturale senza perdere in precisione.
Al tempo stesso, potrebbe rivoluzionare l’esperienza di realtà aumentata, abilitando controlli rapidi e discreti che liberano l’utente dalla dipendenza da controller fisici. Non meno importante, la natura non invasiva e la portabilità fanno sì che questa interfaccia possa essere sempre disponibile.
Il bracciale sEMG di Meta non ha però ancora superato del tutto le performance dei dispositivi tradizionali per ogni specifico compito. Come detto la velocità di scrittura resta inferiore a quella di una tastiera touchscreen, e il controllo continuo di cursori non raggiunge ancora la fluidità di un trackpad, così come si legge nello studio su Nature.
Tuttavia, crediamo che, per quanto possa svolgere diverse funzioni, non gli viene chiesto nemmeno di mandare in pensione strumenti specifici come una tastiera o un mouse. Si tratta di una periferica in più che, al di là del diletto, potrebbe semplificare la vita a quelle persone che hanno bisogno di sempre più accessibilità rispetto all’uso dei dispositivi tecnologici.