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Meta eliminerà le inserzioni politiche in Europa

Meta eliminerà le inserzioni politiche in Europa

Meta ha comunicato che non permetterà più la pubblicazione In Europa di inserzioni politiche, elettorali e su temi sociali dall’inizio di ottobre. La decisione è stata presa in risposta alle nuove regole TTPA (Transparency and Targeting of Political Advertising) approvate a marzo 2024. L’azienda di Menlo Park seguirà dunque la strada di Google.

Requisiti inapplicabili e incertezze legali

In base al TTPA, che verrà applicato da ottobre, le inserzioni politiche devono avere un’etichetta che indica il tipo di messaggio e alcune informazioni chiave, tra cui sponsor, elezione o referendum cui sono collegati, gli importi pagati e qualsiasi utilizzo di tecniche di targeting.

La pubblicità politica mirata è possibile solo se gli utenti acconsentono esplicitamente all’uso dei propri dati. Categorie particolari di dati personali, come quelli che rivelano l’origine razziale o etnica e le opinioni politiche, non possono essere utilizzate per la profilazione.

Meta offre dal 2018 diversi tool che garantiscono la trasparenza. Tutte le informazioni sono disponibili nella libreria delle inserzioni. Secondo l’azienda di Menlo Park, TTPA introduce obblighi aggiuntivi che creano “un livello insostenibile di complessità e incertezza giuridica” per gli inserzionisti e le piattaforme che operano in Europa. Ad esempio, le restrizioni relative al targeting limitano il modo in cui gli inserzionisti possono raggiungere il proprio pubblico, quindi gli utenti visualizzerebbero annunci meno pertinenti.

Meta ha quindi deciso di non mostrare più le inserzioni politiche, elettorali e su temi sociali in Europa. Probabilmente ciò avrà un impatto limitato sui profitti, in quanto le pubblicità politiche sono una minima parte del totale. Tale decisione potrebbe essere un vantaggio per i politici con meno disponibilità economiche e per gli utenti che potranno scegliere il candidato da votare in maniera più equa.

Lo “scontro” con l’Unione europea è iniziato a fine aprile 2024, quando la Commissione ha avviato la prima indagine per possibile violazione del Digital Services Act. La seconda indagine è stata avviata a metà maggio 2024. Meta ha recentemente ricevuto una sanzione di 200 milioni di euro per la violazione del Digital Markets Act (all’inizio di luglio ha presentato ricorso). Pochi giorni fa ha comunicato che non firmerà il codice di condotta per i modelli GPAI.

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