Signal e WhatsApp minacciano di abbandonare l’Europa. Non è una questione di soldi o di regolamenti fiscali. È qualcosa di molto più grave. L’Unione Europea sta per votare una legge che permetterebbe di scansionare ogni singolo messaggio privato che inviamo, anche quelli criptati. Foto di famiglia, conversazioni intime, documenti di lavoro, tutto passerebbe sotto l’occhio di un algoritmo prima ancora di lasciare il nostro telefono.
Chat Control: l’UE voterà per scansionare i messaggi WhatsApp e Signal il 14 ottobre
La proposta si chiama ufficialmente “Regolamento per la rilevazione di contenuti di abuso sessuale su minori” (CSAM), ma tutti la conoscono come Chat Control. L’obiettivo dichiarato è nobile: combattere la pedopornografia e proteggere i minori online. Nel 2021 sono stati segnalati oltre 1,5 milioni di contenuti illegali, principalmente su Gmail e Messenger.
Ma la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. La soluzione proposta dall’UE è draconiana: obbligare tutte le piattaforme di messaggistica a scansionare automaticamente ogni messaggio, foto e link prima ancora che venga criptato. Come? Un software verrebbe installato direttamente nelle app come WhatsApp, Signal o Telegram. Questo scanner analizza tutto ciò che si digita o invia sul proprio dispositivo, prima che la crittografia entri in gioco.
Ogni foto viene confrontata con un database di immagini illegali. Ogni conversazione viene analizzata da un algoritmo che cerca pattern sospetti di “grooming” (adescamento di minori). Se qualcosa fa scattare l’allarme, il contenuto viene automaticamente inviato a una futura Agenzia europea per ulteriori indagini.
Meredith Whittaker, presidente di Signal, non usa mezzi termini: Non esiste modo di implementare questo sistema senza creare una falla di sicurezza catastrofica con conseguenze globali
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Il problema dei falsi positivi
Il problema dei falsi positivi è devastante. Uno studio svizzero ha rilevato che questi sistemi possono avere un tasso di errore fino all’80%. In pratica, otto volte su dieci, l’algoritmo si sbaglia. Le foto innocenti dei propri figli al mare potrebbero essere segnalate come materiale sospetto.
Patrick Breyer, ex europarlamentare tedesco, avverte: Ogni cittadino verrebbe trattato come un sospetto criminale
. Non è paranoia: è matematica. Con miliardi di messaggi scambiati ogni giorno, anche un tasso di errore dell’1% significherebbe milioni di innocenti segnalati alle autorità.
L’Europa divisa: chi vuole la sorveglianza di massa
Diciannove paesi europei sostengono la proposta, tra cui Francia, Spagna, Italia, Danimarca, Svezia, Belgio e Ungheria. La Francia, che all’inizio si opponeva, ha cambiato idea. La Germania è ancora indecisa, e il suo voto potrebbe essere decisivo il 14 ottobre.
Dall’altra parte della barricata, le opposizioni sono feroci. La Corte europea dei diritti dell’uomo e il servizio giuridico del Consiglio UE hanno dichiarato la proposta incompatibile con i diritti fondamentali. Viola il GDPR, contraddice la Carta dei diritti fondamentali dell’UE. È, in sostanza, illegale secondo le stesse leggi europee.
Oltre l’80% dei cittadini consultati nel 2022 si è opposto alla scansione delle comunicazioni criptate. Ma apparentemente, la democrazia ha i suoi limiti quando si tratta di “proteggere i bambini”.
Signal e WhatsApp pronti all’esodo
Le conseguenze sarebbero immediate e drammatiche. Signal ha già annunciato che lascerà il mercato europeo se la legge passerà. WhatsApp sta valutando la stessa mossa. Non è un bluff, per queste aziende, la crittografia end-to-end non è un optional, è la loro ragione d’essere.
La società civile non resta a guardare. L’ONG EDRi ha lanciato la campagna “Stop Scanning Me”, invitando i cittadini a contattare i propri governi. Electronic Frontier Foundation, Privacy International e decine di altre organizzazioni stanno suonando l’allarme.
Una volta che si apre la porta alla sorveglianza di massa “per proteggere i bambini“, dove si traccia il limite? Oggi sono i contenuti pedopornografici, domani potrebbero essere le opinioni politiche scomode, le conversazioni tra giornalisti, ecc.