Intelligenza Artificiale e anziani: aumento di truffe del 456%

I recenti dati circa la sicurezza informatica sono alquanto spaventosi. Concentrandoci sulle più recenti tecnologie, è stato registrato un aumento incredibile delle truffe realizzate con intelligenza artificiale e tra i più colpiti duramente ci sono gli anziani. Questa categoria, considerata debole, è la preda perfetta e preferita dai cybercriminali.

Come riportato dal Quotidiano Nazionale, secondo uno studio approfondito di Chainabuse, le segnalazioni di truffe che sfruttano l’intelligenza artificiale sono aumentate del 456% tra maggio 2024 e aprile 2025 rispetto allo stesso periodo del 2023 e 2024. Le tecniche sono sempre più efficaci e allo stesso tempo spregevoli.

“Mamma, mamma, mio marito ha fatto un incidente”. A chiedere aiuto (e 30mila euro), in lacrime, a Luciana Gaiotto, 84enne trevigiana, non era sua figlia ma dei truffatori che hanno tratto in inganno l’anziana clonando la voce della donna con l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale.

I programmi per realizzare deepfake sono sempre più economici e questo permette ai criminali di sbizzarrirsi con molta facilità e senza dover investire importi elevati. A rimetterci sono le categorie più a rischio. Infatti, tra i più colpiti dalle truffe con intelligenza artificiale sono gli anziani. Grazie a questi programmi creano cloni vocali e finte videochiamate.

Non solo truffe: quando l’intelligenza artificiale fa male agli anziani

L’intelligenza artificiale non è un pericolo per gli anziani solo a causa delle numerose truffe che si stanno diffondendo recentemente. Secondo recenti dati, come riportato dai colleghi del Quotidiano Nazionale, “il 15% degli anziani (oltre 2 milioni di over 65, quasi 1 anziano su 3 in certe realtà regionali, soprattutto al Sud) vive in condizioni di rischio di isolamento sociale“.

Ed è qui che l’intelligenza artificiale può diventare pericolosa sostituendosi alle relazioni umane. Il rischio, stando a quanto spiegato dagli esperti, è che questa novità tecnologica possa creare dipendenza e aumentare l’isolamento dei soggetti a rischio.

Marco Trabucchi, psichiatra e direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia, ha affermato: “Un anziano che, attraverso il suo rapporto con l’IA, si lega alla ‘macchina’, non si muove e taglia le relazioni reali, rischia di non essere più in grado di ricevere gli stimoli che il mondo gli dà e che sono necessari per non diventare dementi“.

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