Indagine antitrust per Meta AI: commento di Asstel

Asstel, associazione che rappresenta le aziende operanti nel settore delle telecomunicazioni, ha apprezzato l’avvio dell’istruttoria nei confronti di Meta da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), evidenziando la necessità di eliminare le asimmetrie regolamentari. L’azienda di Menlo Park aveva dichiarato che gli utenti possono scegliere di usare l’AI.

Condizioni di mercato non uguali per tutti

L’autorità antitrust ipotizza un abuso di posizione dominante perché Meta ha imposto l’assistente AI a tutti gli utenti che usano WhatsApp. Meta AI è accessibile attraverso un pulsante dedicato e la funzione di ricerca. Nessuna delle due opzioni può essere eliminata. Ciò potrebbe rappresentare un ostacolo per la concorrenza, in quanto l’azienda californiana può sfruttare l’enorme numero di utenti del servizio di messaggistica.

Secondo AGCM ci sono anche dubbi sul trattamento dei dati. Non è chiaro se le query (richieste) degli utenti siano utilizzate per la personalizzazione delle risposte, il miglioramento del servizio e l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale (Llama). In merito al rispetto della privacy potrebbe essere avviata una class action dall’organizzazione noyb.

Asstel ha accolto positivamente l’avvio dell’istruttoria da parte di AGCM:

L’intervento rappresenta un segnale concreto verso un corretto avanzamento delle politiche antitrust nel contesto digitale e conferma la necessità di monitorare con attenzione le condotte dei grandi attori globali che – in virtù della propria forza economica – sono in grado di incidere profondamente sulle dinamiche competitive.

L’associazione ha inoltre evidenziato la concorrenza sleale delle Big Tech, in quanto non sono sottoposte agli stessi obblighi regolatori degli operatori di telecomunicazioni che offrono simili servizi.

Asstel ha evidenziato la necessità di una progressiva rimozione delle asimmetrie regolamentari che impongono agli operatori di telecomunicazioni obblighi specifici non richiesti alle piattaforme globali, come quelli in materia di intercettazioni, assistenza clienti con personale fisico, adempimenti sulla privacy e obblighi di trasparenza.

Nel comunicato stampa di Asstel c’è anche un riferimento agli investimenti fatti dagli operatori per lo sviluppo e manutenzione delle infrastrutture di rete. Il cosiddetto “fair share” potrebbe essere incluso nel Digital Networks Act.

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