Buone notizie, “solo” il 52% dei nuovi articoli pubblicati online è generato da AI. Il che significa che quasi metà dei contenuti è ancora prodotto da esseri umani in carne e ossa che sudano davanti a una tastiera invece di chiedere a ChatGPT di scrivere per conto loro.
È il tipo di statistica che dovrebbe essere allarmante ma che invece sembra quasi rassicurante. Dopo l’ondata di AI slop che ha invaso Internet dal lancio di ChatGPT a novembre 2022, molti temevano che i contenuti umani venissero spazzati via. Invece resistono ancora.
Il report viene da Graphite, un’azienda SEO che ha analizzato un campione casuale di 65.000 articoli in inglese pubblicati tra gennaio 2020 e maggio 2025. Hanno usato un detector AI chiamato Surfer. Qualsiasi articolo con almeno il 50% di contenuto generato da AI veniva classificato come frutto con l’intelligenza artificiale.
I dati mostrano una crescita rapidissima dopo il lancio di ChatGPT. Nel 2024 eravamo oltre il 40%. La curva sembrava destinata a salire vertiginosamente fino al 100%, trasformando Internet in una gigantesca fabbrica di contenuti automatizzati.
Poi è successo qualcosa. A novembre 2024, la produzione di articoli generati dall’AI ha raggiunto il picco massimo, e da allora la percentuale si è stabilizzata. Oggi i dati mostrano un equilibrio quasi perfetto, circa 52% di contenuti AI contro 48% scritti da persone.
È una buona notizia perché significa che il diluvio si è fermato. Non stiamo ancora scivolando verso un Internet completamente automatizzato. Ma è anche una notizia strana e solleva alcune domande, tipo perché la crescita si è fermata proprio al 50%? È un equilibrio naturale o temporaneo?
C’è un dettaglio importante che potrebbe rendere la situazione meno grigia. Graphite ha usato Common Crawl, un dataset open source di centinaia di miliardi di pagine web. Ma molti siti paywall, giornali, riviste, pubblicazioni professionali, hanno iniziato a bloccare Common Crawl perché le aziende AI lo usavano per addestrare i loro modelli.
Questi articoli dietro paywall sono quasi certamente scritti da umani. E non sono inclusi nell’analisi di Graphite. Il che significa che la quota reale di contenuti umani potrebbe essere più alta del 48% riportato.
I detector AI sono affidabili?
Graphite ha testato l’affidabilità di Surfer. Il detector a volte dà falsi positivi, altre falsi negativi. È abbastanza buono ma non è perfetto. Ma c’è un altro problema. I detector AI sono addestrati su modelli specifici. Quando arrivano nuovi modelli o nuove tecniche di scrittura assistita da AI, i detector possono perdere accuratezza. È una corsa agli armamenti continua.
E poi c’è una questione più filosofica: cosa vuol dire generato dall’AI? Se uno scrittore usa ChatGPT solo per fare brainstorming, poi riscrive tutto di suo pugno è umano o AI? Se usa l’AI per controllare la grammatica e lo stile, dove tracciamo la linea?
Perché la crescita dei contenuti AI si è fermata
Graphite suggerisce che le cosiddette AI content farm, che spammavano migliaia di articoli AI al giorno, stanno scoprendo che nessuno li legge. Google Search mostra l’86% di articoli umani nei risultati vs solo il 14% AI. I motori di ricerca e i chatbot privilegiano contenuti di qualità, e l’AI generica non lo è.
Cosa ci riserva il futuro?
Siamo a un punto di svolta. La quota AI si è stabilizzata intorno al 50%. Potrebbe rimanere lì, o scendere se le content farm collassano e i siti di qualità prevalgono. Ma potrebbe anche salire di nuovo.
Forse vedremo la terza opzione. Non perché l’AI sostituirà i giornalisti, ma perché la linea tra “scritto da umano” e “scritto da AI” diventerà così sfumata da essere irrilevante. I giornalisti useranno l’AI come assistente. L’AI scriverà bozze che gli umani modificheranno. Gli umani creeranno tracce che le AI svilupperanno in versioni più estese. Sarà una collaborazione a quattro mani, non una sostituzione. E i detector AI, probabilmente, diventeranno obsoleti, dato che quasi tutto sarà scritto da entrambi, insieme.