Ventiquattro ore. È il tempo che è servito a Elon Musk per passare dalle scuse pubbliche per i comportamenti antisemiti di Grok al lancio dello stesso chatbot nelle Tesla.
Grok arriva nelle Tesla
Tutte le Tesla consegnate dal 12 luglio in poi avranno Grok preinstallato, senza costi aggiuntivi. Per ora è limitato agli Stati Uniti, ma l’azienda promette di estendere la disponibilità in futuro. Il chatbot funziona come un passeggero, si possono fare domande, chiacchierare, persino attivare la sua personalità “Scatenata” per risposte più provocatorie.
Hey @Tesla_Optimus … @grok wants to know if you’re free tonight pic.twitter.com/xXfSkg8M22
— Tesla (@Tesla) July 12, 2025
Ma c’è un limite importante: Grok non può impostare la navigazione, abbassare il volume della musica o regolare la temperatura. È confinato al ruolo di intrattenitore, punto e basta.
I requisiti per chi ha modelli meno recenti
Chi ha una Tesla più vecchia, puoi comunque avere Grok, ma servono alcuni prerequisiti tecnici. È necessario avere un processore AMD, l’ultimo aggiornamento software 2025.26 e una connessione Wi-Fi stabile oppure l’abbonamento Premium Connectivity da 9,99 dollari al mese di Tesla. Un filtro che probabilmente escluderà molti proprietari di Tesla più datate, limitando di fatto Grok ai modelli più recenti e costosi della gamma.
La scelta di Tesla di lanciare Grok così rapidamente dopo lo scandalo solleva qualche perplessità. Solo pochi giorni fa, lodava Hitler e spammava contenuti antisemiti sui social, costringendo xAI a disattivarlo d’urgenza e a promettere correzioni immediate.
Ora quello stesso sistema, presumibilmente “rivisto e corretto”, viene integrato nelle auto che migliaia di persone guideranno quotidianamente. Tesla sembra così sicura della correzione da non aver aspettato nemmeno una settimana per testare la stabilità comportamentale di Grok.
Una clausola che la dice lunga…
Nel comunicato ufficiale, Tesla include una nota che suona quasi come un disclaimer legale: La disponibilità di Grok è soggetta a modifiche o interruzioni in qualsiasi momento.
Una frase che tradisce la consapevolezza dell’azienda sui potenziali problemi futuri del chatbot.
È come se Tesla stesse dicendo: Vi diamo Grok, ma se dovesse di nuovo comportarsi male, possiamo farlo sparire senza preavviso.
Non esattamente il tipo di garanzia che ci si aspetta da una funzione integrata in auto da 50.000 dollari.
Il paradosso finale è che Tesla integra un’AI dalla stabilità discutibile proprio mentre affronta crescenti preoccupazioni sulla sicurezza del suo sistema di guida autonoma Full Self-Driving. L’azienda sta lottando per convincere il pubblico che i suoi algoritmi possono guidare in sicurezza, e contemporaneamente aggiunge un chatbot che fino a ieri si comportava come un estremista.
Due sistemi di intelligenza artificiale nello stesso veicolo: uno che dovrebbe portare a destinazione sani e salvi, l’altro che fino a poco fa predicava odio online. Che potrebbe mai andare storto?…