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Google lancia i contatti di recupero per sbloccare l’account

Google lancia i contatti di recupero per sbloccare l'account

Sarà capitato a tutti di dimenticare la password del proprio account Google. Quella password che si giurava di ricordare per sempre e che invece si è dissolta nel nulla cosmico della tua memoria. Ma ora Google ha deciso di lanciare una ciambella di salvataggio sotto forma di una funzione che sembra uscita da un episodio di “Chi vuol essere milionario?”: l’aiuto da casa. Si, si può chiedere aiuto a un amico o a un parente per rientrare nel proprio account.

Google lancia i contatti di recupero: ora basta un amico per rientrare nel proprio account

La nuova funzione si chiama “contatti di recupero” e funziona esattamente come suona. Si scelgono delle persone fidate che possono venire in proprio soccorso quando non si riesce più ad accedere al proprio account Google. Per attivare la funzione, basta andare nella pagina Il mio account, sezione Sicurezza, e cercare l’opzione “Contatti di recupero” sotto “Come accedere a Google”. Qui è possibile aggiungere fino a 10 persone che, in teoria, dovrebbero volerci abbastanza bene da rispondere quando siamo disperati alle tre del pomeriggio perché non riusciamo ad accedere a Gmail

Quando ci si ritrova bloccati fuori dal proprio account come un gatto chiuso sul balcone, Google reindirizza automaticamente alla pagina di recupero. A quel punto si può selezionare uno dei propri contatti di recupero e generare un codice. Attenzione, bisogna condividerlo rapidamente.

L’amico riceverà un’email o una notifica, e dovrà inviare quel codice. Google consiglia di scegliere qualcuno che possa rispondere entro 15 minuti, quindi meglio pensarci bene.

Sette giorni per accettare all’invito

Qui arriva la parte interessante. Dopo aver aggiunto una persona come contatto di recupero, questa ha sette giorni per accettare l’invito. E una volta accettato? Altri sette giorni per usare effettivamente quel contatto per recuperare l’account. Poi la magia svanisce e si deve ricominciare da capo.

È un sistema che sa di paranoia ben calibrata: abbastanza tempo per essere utile, ma non così tanto da trasformarsi in una porta spalancata per eventuali malintenzionati. Google vuole essere sicuro che stiamo davvero chiedendo aiuto in tempo reale, non che qualcuno stia usando un vecchio codice dimenticato.

Fidarsi è bene, ma non troppo

Google tiene a precisare una cosa fondamentale, il contatto di recupero non avrà accesso al proprio account né alle proprie informazioni personali. È come dare a qualcuno la chiave per aprire la porta di casa tua, ma solo dall’esterno, e solo una volta. Non può entrare, rovistare nei cassetti o leggere la propria corrispondenza. Può solo sbloccare la serratura e poi sparire.

Questa è la differenza cruciale con l’email di recupero, che è semplicemente un altro indirizzo email alternativo.

Disponibilità

Gli utenti di Google Workspace, quelli che usano Google per lavoro, e le persone iscritte al Programma di protezione avanzata non possono aggiungere contatti di recupero ai propri account. Troppo rischioso, evidentemente.

E c’è un’altra regola d’oro che sembra ovvia ma che Google deve comunque specificare perché viviamo in tempi strani, non si può aggiungere un contatto di recupero mentre si è già bloccati fuori. La morale? Aggiungere i contatti di recupero ora, prima del disastro.

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