Google ha accettato di pagare una sanzione di 55 milioni di dollari australiani per aver adottato pratiche anticoncorrenziali tra dicembre 2019 e marzo 2021. L’azienda di Mountain View aveva sottoscritto accordi per la pre-installazione di Search sugli smartphone Android venduti da tre operatori telefonici. Il caso ricorda quello in corso negli Stati Uniti.
Google ammette la colpa e paga
La Australian Competition and Consumer Commission (ACCC) aveva avviato un’indagine nei confronti di Google per la violazione della legge antitrust. In dettaglio, l’azienda californiana ha sottoscritto accordi con Telstra, Opus e TPG Telecom che prevedevano la pre-installazione esclusiva di Google Search sugli smartphone venduti ai consumatori.
I tre operatori telefonici ricevevano una percentuale dei guadagni (revenue sharing) ottenuti dalle inserzioni pubblicitarie visualizzate dagli utenti nel motore di ricerca. Ciò è avvenuto tra dicembre 2019 e marzo 2021. Durante il procedimento in tribunale, Google ha ammesso la sua condotta anticoncorrenziale. Pagherà quindi una sanzione di 55 milioni di dollari australiani. Il tribunale deciderà se la multa è appropriata.
L’azienda californiana si impegna inoltre a modificare i contratti con operatori e produttori di smartphone, rimuovendo l’obbligo di usare Search come motore di ricerca predefinito. Gli operatori telefonici potranno quindi sottoscrivere simili accordi con altri provider.
Gli accordi di revenue sharing sono uno dei motivi per cui Google è stata considerata monopolista nel mercato dei motori di ricerca negli Stati Uniti. L’azienda di Mountain View ha perso in primo grado e ora attende la sentenza sui rimedi (uno di essi è la vendita di Chrome).
Nelle ultime settimane sono arrivate altre due sconfitte per Google in Australia. L’accesso a YouTube verrà vietato ai minori di 16 anni e dovrà consentire l’installazione di store alternativi senza chiedere il pagamento di una commissione per gli acquisti in-app.