Una simile indiscrezione è circolata a metà aprile, ma Elon Musk aveva smentito l’invio di un’offerta per Golden Dome, il sistema di difesa anti-missile voluto da Donald Trump. Secondo le fonti del Wall Street Journal, SpaceX potrebbe ottenere un contratto da 2 miliardi di dollari.
SpaceX costruirà 600 satelliti?
In base all’indiscrezione di fine luglio, l’amministrazione Trump avrebbe cercato alternative a SpaceX, dopo lo scontro avvenuto tra il Presidente degli Stati Uniti e Elon Musk. Quest’ultimo aveva prontamente commentato la notizia di Reuters, affermando che la scelta deve essere effettuata considerando la migliore offerta.
Il piano attuale (quasi impossibile da implementare) prevede l’inizio dei test entro la fine del secondo mandato di Trump (2028). Secondo le fonti del Wall Street Journal, SpaceX potrebbe ricevere un contratto da 2 miliardi di dollari per la realizzazione di 600 satelliti. L’azienda di Elon Musk fornisce già al governo statunitense la costellazione di satelliti Starshield che può rilevare il lancio di missili.
Golden Dome è un sistema più avanzato che, oltre a rilevare il lancio dei missili, può anche distruggerli prima che raggiungano l’obiettivo. Il Pentagono ha comunicato pochi dettagli sull’architettura e sul funzionamento (per ovvi motivi di sicurezza nazionale). Trump aveva dichiarato che potrebbe costare circa 175 miliardi di dollari (molti di più secondo le stime degli analisti).
SpaceX non sarebbe però l’unica azienda coinvolta nel progetto. L’elenco includerà quasi certamente Anduril Industries, Palantir Technologies, Lockheed Martin, Northrop Grumman e L3Harris. SpaceX è chiaramente favorita rispetto ai concorrenti, in quanto possiede tutti i mezzi per costruire e lanciare i satelliti.
Alcuni funzionari militari e alcuni politici hanno tuttavia evidenziato un possibile “vendor lock”, ovvero la dipendenza quasi totale da SpaceX. In seguito allo scontro con Trump, Musk aveva minacciato di smantellare le navicelle Dragon, impedendo alla NASA di portare rifornimenti e astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale.


