GNOME, uno degli ambienti desktop più utilizzati su Linux, sta intensificando la sua integrazione con systemd, il sistema di inizializzazione che da anni divide la comunità open source. Sebbene l’ambiente desktop non abbia mai richiesto ufficialmente systemd per le sue funzionalità di base, molti componenti, come il servizio di gestione delle sessioni logind, dipendono già dal suo ecosistema. Questa crescente dipendenza sta ora raggiungendo un nuovo livello, rendendo più complesso l’uso dell’ambiente su sistemi con init alternativi come OpenRC, runit o BSD init, e suscitando dibattiti tra utenti e sviluppatori di distribuzioni Linux systemd-free come Void, Slackware, Alpine, Chimera e Devuan.
GNOME sempre più legato a systemd: dalla versione 49 dovrà essere integrato con il sistema
Fin dal 2015, GNOME ha abbandonato ConsoleKit in favore di logind per la gestione di sessioni e seat, ma progetti come elogind hanno permesso la compatibilità con sistemi non-systemd. Tuttavia, questa compatibilità è stata sempre instabile, poiché gli sviluppatori si concentrano su configurazioni basate su systemde non testano ufficialmente setup alternativi. Il supporto per init non-systemd è stato finora garantito da distribuzioni downstream tramite patch e soluzioni provvisorie, un compito sempre più impegnativo.
Due cambiamenti in arrivo rafforzeranno ulteriormente la dipendenza da systemd. Per prima cosa, GNOME Display Manager (GDM) adotterà systemd-userdb, un sistema per la gestione dinamica degli account utente, migliorando la gestione di sessioni multi-seat e login remoti. Sebbene esista una soluzione temporanea per sistemi senza userdb, questa rappresenta solo un’opzione transitoria. Il secondo cambiamento prevede l’eliminazione del gestore servizi interno di gnome-session, utilizzato in assenza di systemd. Questo gestore, risalente a alla versione 2.24 dell’ambiente desktop, è considerato obsoleto e un ostacolo per nuove funzionalità come il salvataggio delle sessioni, spingendo così verso un uso esclusivo di systemd.
Questi sviluppi complicheranno quindi la vita agli utenti che fanno uso di distribuzioni Linux non dotate di systemd, motivo per cui gli sviluppatori GNOME propongono soluzioni come lo sviluppo di alternative a systemd-userdb o il mantenimento di patch per versioni precedenti, come GNOME 48, supportato fino all’uscita di GNOME 50 (previsto per marzo-aprile 2026). Tuttavia, l’orientamento verso systemd è chiaro, e il supporto per soluzioni alternative richiederà un crescente impegno nello sviluppo. Molti utenti potrebbero considerare di passare ad altri ambienti come KDE Plasma o XFCE, più flessibili in termini di init system.
Con GNOME 50 sempre più vicino, la comunità Linux si trova a un bivio: adottare systemd, investire in alternative o esplorare altri ambienti desktop per preservare la diversità che caratterizza il mondo open source.