Prima sconfitta per l’amministrazione Trump. Il giudice Vernon S. Broderick ha emesso un ordine restrittivo temporaneo che sospende l’applicazione delle sanzioni nei confronti di Imran Ahmed. Il fondatore e CEO del Center for Countering Digital Hate (CCDH) rischiava l’arresto e l’espulsione dagli Stati Uniti.
Sospensione in attesa dell’ingiunzione preliminare
Alla vigilia di Natale, il Dipartimento di Stato ha deciso che cinque cittadini europei non potevano più entrare negli Stati Uniti. Si tratta di una evidente ritorsione contro l’Unione europea “colpevole” di aver introdotto leggi che sarebbero discriminatorie per le aziende statunitensi. Il visto di ingresso verrà negato anche all’ex commissario Thierry Breton, considerata la “mente” dietro Digital Services Act e Digital Markets Act.
Tra i soggetti colpiti dal ban c’è Imran Ahmed, fondatore e CEO del Center for Countering Digital Hate (CCDH), organizzazione non governativa che lotta contro l’odio e la disinformazione online. Ahmed vive a Washington dal 2021 con la sua famiglia (moglie e figlia sono cittadini statunitensi). Nonostante sia un residente permanente legale (green card), il Dipartimento di Stato poteva arrestarlo ed espellerlo dagli Stati Uniti.
Ahmed ha quindi denunciato Marco Rubio (Segretario di Stato) e altri funzionari dell’amministrazione Trump, chiedendo l’annullamento del ban. Il giudice Vernon S. Broderick ha emesso un ordine restrittivo temporaneo che blocca le possibili azioni del governo nei confronti di Ahmed. Il 29 dicembre è prevista l’udienza per l’eventuale ingiunzione preliminare.
L’avvocata di Ahmed ha dichiarato che la velocità con cui il giudice ha emesso l’ordine restrittivo temporaneo conferma l’incostituzionalità delle azioni dell’amministrazione Trump.
Il Dipartimento di Stato non ha commentato la decisione del giudice, sottolineando però che il Congresso e la Corte Suprema hanno confermato in diverse occasioni che non c’è nessun obbligo di consentire agli stranieri di entrare e risiedere negli Stati Uniti.


