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Euro digitale con tecnologia Made in Italy: le scelte della BCE

Euro digitale con tecnologia Made in Italy: le scelte della BCE

L’euro digitale si farà, anche se quasi certamente con tempistiche più lunghe rispetto a quelle preventivate in un primo momento. Un’ennesima conferma è giunta dalla Banca centrale europea, che ha deciso a quali realtà affidare la realizzazione dei sistemi sui quali poggerà la moneta. Sappiamo che l’Italia giocherà un ruolo da protagonista.

Tanta tecnologia italiana per l’euro digitale

A Francoforte hanno sceltoAlmaviva e Fabrick, due società del gruppo Sella, per la realizzazione dell’applicazione mobile dedicata e dell’infrastruttura tecnologica che permetteranno la circolazione della valuta. Per quanto riguarda la prima (riportiamo da un comunicato stampa giunto in redazione) sarà intuitiva e semplice da usare, accessibile via smartphone, tablet o smartwatch, concepita per offrire un’esperienza uniforme e sicura per i pagamenti digitali. In merito all’infrastruttura, invece, dovrà rispondere a criteri di apertura e di interoperabilità, con SDK e API per consentire ai Payment Service Provider di integrarla nei propri servizi.

Coinvolta anche Giesecke+Devrient, società tedesca specializzata in sicurezza. Collaborerà con l’italiana Nexi e con la francese Capgemini allo sviluppo di una modalità offline, mentre le protezioni contro le frodi sono state affidate alla portoghese Feedzai.

Quali saranno i successivi step dell’iniziativa? Proprio la scorsa settimana, BCE ha annunciato per il prossimo anno il via a una seconda fase di sperimentazione, con l’obiettivo dimassimizzare il potenziale innovativo dell’euro digitale. Al momento non sono stati diffusi ulteriori dettagli, se ne saprà di più all’inizio del 2026.

A cosa servirà la spiegarlo? È la stessa banca centrale a spiegarlo. A tal proposito, ripeschiamo le parole di Philip R. Lane, economista membro del comitato esecutivo, con riferimento a uno scenario geopolitico che non garantisce stabilità sul lungo termine.

L’euro digitale non riguarda solo l’assicurare che il nostro sistema monetario si adatti all’era digitale. Riguarda anche il garantire che l’Europa controlli il suo destino monetario e finanziario, sullo sfondo di una crescente frammentazione geopolitica.

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