Da tempo chi volesse investire nel petrolio non deve giocoforza acquistare barili, ma ha la possibilità di acquistare fondi denominati ETF (acronimo di “Exchange Traded Funds)”. Si tratta di fondi a basse commissioni che consentono di investire su un dato asset senza possedere lo stesso direttamente, ma potendo comunque scommettere sul cambio di valore nel tempo. A seguito della decisione della Securities and Exchange Commission statunitense, tra poche ore sarà possibile investire nella stessa maniera anche sui Bitcoin. Lo strumento sarà del tutto similare, sarà proposto da più gestori e consentirà in vario modo di investire sulla criptovalute senza tuttavia dover passare tramite portafogli dedicati e possesso diretto.
Per molti motivi, si tratta di un momento storico per il mondo delle criptovalute, per il Bitcoin in primis.
Via agli ETF sul Bitcoin
La mossa, auspicata e temuta al tempo stesso da investitori e detrattori del mondo crypto, è importante almeno su due fronti. In primis, perché porterà giocoforza ad un aumento dei volumi di investimento sulle criptovalute, determinando così un aumento della domanda che può portare effetti benefici sul valore (negli ultimi giorni gli effetti sono già visibili con un +7% settimanale che sembra poter proseguire il trend positivo avviato già a fine 2023). Inoltre, perché l’ETF implica una sorta di ingresso ufficiale del Bitcoin nella finanza che conta: l’approvazione della SEC porta il Bitcoin direttamente dentro Wall Street, diventando materia prima sulla quale poter scommettere al pari di altre valute, commodity, metalli preziosi o altro ancora.
L’aumento del valore del Bitcoin determina un aumento potenziale del valore dell’ETF, le cui quotazioni viaggeranno indirettamente legate a quelle della criptovaluta, subendo – pur in modo più moderato – gli alti e bassi a cui il Bitcoin ha abituato i suoi affezionati. Queste caratteristiche indicano la possibilità per cui anche investitori più scettici possano decidere di avvicinarsi a questo tipo di mercato, puntando sugli ETF laddove fino ad oggi non avevano mai osato rischiare il proprio denaro. L’acquisto potrà essere effettuato tramite una delle 11 società approvate dalla SEC, alcune delle quali decisamente note nel mondo degli investimenti a livello globale: si tratta delle varie Ark 21Shares, Invesco, VanEck, WisdomTree, Fidelity, Valkyrie, BlackRock, Grayscale, Bitwise, Hashdex e Franklin Templeton. Ognuna imporrà un proprio costo sulla gestione del fondo, con commissioni che vanno dallo 0.2 all’1,5%. Le operazioni si apriranno nel giro di poche ore poiché l’approvazione della SEC era l’ultimo tassello mancante dopo anni di tentativi.
Dopo anni di scandali, perdite e guadagni, il Bitcoin si mette la cravatta e varca soglie che si ritenevano oltraggiose. L’ingresso nel mondo della finanza potrà portare questo tipo di prodotto anche in altri pacchetti di investimento e sarà interessante a quel punto capire quale grado di rischio sarà attribuito a pacchetti di questo tipo. In Europa uno strumento paritetico e denominato ETP (Exchange Traded Products) era disponibile già da tempo, ma l’approvazione degli ETP Spot presso la SEC ha un peso specifico molto più alto poiché apre al Bitcoin le porte di uno dei mercati più importanti al mondo.
Piattaforme come eToro, già attive anche su prodotti come gli ETF, potrebbero aprire molto rapidamente a questi prodotti e per chiunque potrebbe così diventare possibile un investimento sul Bitcoin senza mining e senza portafogli dedicati.
Secondo Eric Demuth, cofondatore e CEO di Bitpanda, la decisione della SEC va vista come una vera e propria pietra miliare:
D’ora in poi, il capitale a lungo termine degli investitori istituzionali confluirà nel mercato delle criptovalute. Questa decisione cambierà radicalmente il settore. Finora, molti investitori istituzionali non potevano operare nel settore delle criptovalute all’interno del loro quadro normativo, dovendo investire in prodotti finanziari tradizionali. Gli ETF ora disponibili saranno uno strumento estremamente importante per le istituzioni e le principali banche degli Stati Uniti. Credo che l’approvazione di un ETF Bitcoin Spot incoraggerà ulteriormente l’adozione di massa di cripto-asset da parte degli investitori istituzionali negli Stati Uniti. Gli investitori istituzionali potrebbero essere più disposti a investire in Bitcoin se possono accedervi attraverso prodotti di investimento come gli ETF. Questo è il prossimo passo verso la finanza mainstream. La criptovaluta è qui per restare.
La SEC approva, ma senza entusiasmo
Una azione di “push” indiretta e potente, insomma, che riaccredita per il Bitcoin previsioni che indicano un valore di 100 mila dollari entro la fine del 2024. Al tempo stesso va sottolineato come la decisione della commissione USA non sia stata prettamente naturale: la SEC si è più volte opposta, ma una sconfitta in tribunale contro il ricorso di Greyscale ha di fatto imposto l’approvazione alla commissione:
ci troviamo di fronte a una nuova serie di richieste simili a quelle che abbiamo disapprovato in passato. Le circostanze, tuttavia, sono cambiate. La Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia ha ritenuto che la Commissione non fosse riuscita a spiegare adeguatamente il suo ragionamento nel disapprovare la quotazione e la negoziazione dell’ETP proposto da Grayscale. La Corte ha pertanto annullato il Grayscale Order e ha rinviato la questione alla Commissione. Sulla base di queste circostanze e di quelle discusse più approfonditamente nell’ordine di approvazione, ritengo che il percorso più sostenibile da seguire sia quello di approvare la quotazione e la negoziazione di queste azioni ETP bitcoin spot.
Nel momento stesso in cui si approvano ufficialmente gli ETF, tuttavia, il presidente della SEC Gary Gensler ne prende le distanze: “non vogliamo fare un endorsement al Bitcoin: gli investitori devono fare molta attenzione alla miriade di rischi associati al Bitcoin ed a prodotti il cui valore è legato a questa criptovaluta“. Ancora una volta la SEC descrive questo strumento come meramente speculativo, volatile e spesso legato ad attività illecite (“inclusi ransomware, furto di denaro, evasione e finanziamento del terrorismo“).