Donald Trump nel discorso della vittoria: “È nata una stella, Elon”. Cosa otterrà in cambio Musk?

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Manca ancora la conferma ufficiale, ma è chiaro che Donald Trump ha vinto con grande margine la sfida elettorale che lo riporterà alla presidenza degli Stati Uniti. Nel suo primo discorso ai suoi elettori, Trump ha ringraziato i sostenitori della sua campagna elettorale, tra cui uno in particolare: “Abbiamo una nuova stella. È nata una stella. Elon“. Così Trump ha ringraziato uno dei principali fautori della sua vittoria, Elon Musk, che si è speso in prima persona allestendo velocemente una task force, nella forma di un dirompente Super PAC (sigla che sta per Political Action Committee), l’America PAC, un tipo di organizzazione a supporto della campagna elettorale a cui è consentito raccogliere fondi senza limiti di spesa per azioni di sostegno collaterali.

Musk ha lavorato a stretto contatto con il team della campagna elettorale di Trump, è salito in diverse occasioni sul palco insieme a Trump nei comizi negli stati chiave, ha persino creato una (a suo dire finta) lotteria con un premio da 1 milione di dollari per i partecipanti ai comizi. Ha partecipato direttamente ad una campagna porta a porta in Pennsylvania, lo stato chiave per assicurarsi la vittoria. Ma soprattutto non si è fatto remore a sfruttare il social network di sua proprietà, X.com, per fare campagna elettorale direttamente con i suoi post, anche contribuendo a rilanciare fake news e messaggi fuorvianti. Dalla pseudo intervista condotta in prima persona su X a Trump in agosto, agli attacchi alla candidata democratica e ai suoi sostenitori, Musk ha sfruttato la sua visibilità sulla piattaforma al massimo del potenziale. 

Ma cosa si aspetta ora in cambio di tanto supporto? Durante la nottata elettorale, che Musk ha passato insieme a Trump a testimonianza della vicinanza tra i due, il suo stream di post ci dà qualche indicazione.

Lo ha detto apertamente già in campagna elettorale in più di un’occasione: Musk auspica una decisa deregolamentazione in settori chiave, che possa dare mano libera alle sue aziende. Di certo chiederà un cambio ai vertici della FAA in modo che SpaceX possa procedere con passo più spedito con il suo programma Starship e le sue ambizioni private di esplorazione dello spazio.

È facile immaginare che con il cambio di colore al Congresso e con il supporto di Trump si allenterà la pressione della politica sull’assenza di filtri sul social network X.com (“you are the media now” ha twittato Musk). Un cambio di passo di cui potrebbero beneficiare tutte le big tech recentemente finite nel mirino della politica e delle authority negli Stati Uniti, da Meta, a Google. E non è un caso che ci sia lo zampino diretto di Jeff Bezos dietro alla decisione del Washington Post (di cui Bezos è editore), di non dare un endorsement a Kamala Harris.

Non è chiaro invece cosa possa aspettarsi per Tesla: Trump, rivolgendosi a Robert F. Kennedy Jr., nel suo discorso gli ha consegnato le chiavi della sanità (il cui programma è rendere illegali i vaccini), ma gli ha intimato di stare alla larga “dall’oro liquido”, ribadendo il suo sostegno all’industria petrolifera e una visione di politica energetica diametralmente opposta a quella di Musk (sempre che quest’ultimo non cambi idea). Trump nei comizi delle scorse settimane ha peraltro ribadito la sua contrarietà all’elettrificazione e alla guida autonoma. E il protezionismo propagandato da Trump si scontra palesemente con gli interessi in Cina di Tesla, dove l’azienda ha la sua più importante Gigafactory.

Si è parlato anche di un ruolo dello stesso Elon Musk nel nuovo esecutivo. È ben più di una suggestione: è stato lo stesso Trump a dichiarare che vorrebbe assegnare a Musk una commissione per l’efficienza del governo. Musk potrebbe rivestire un ruolo di consulente speciale o diventare membro di un consiglio consultivo come è stato nel precedente mandato di Trump, ma il tema del conflitto di interesse rimane rilevante, persino in un paese liberista come gli Stati Uniti.





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