Digital Services Act: lobbying USA per cambiare la legge

Nell’accordo di fine luglio non è incluso nessun riferimento al Digital Services Act (DSA). L’amministrazione Trump ha però un piano alternativo per cercare di limitare l’efficacia della legge. In base ai documenti visti da Reuters, gli Stati Uniti hanno lanciato una campagna di lobbying per chiedere modifiche o addirittura l’abrogazione.

Il DSA è uno strumento di censura

L’avversione dell’amministrazione Trump verso il Digital Services Act è in atto da molti mesi. Forti critiche sono arrivate da Presidente e Vice Presidente, oltre che dai dirigenti delle Big Tech statunitensi. A fine luglio, la Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti ha pubblicato un report di 145 pagine per descrivere la minaccia per la libertà di parola rappresentata dal DSA.

Nel documento è scritto che la legge europea obbliga le aziende a cambiare le regole sulla moderazione. Il DSA verrebbe inoltre usato per censurare i discorsi politici, principalmente quelli di conservatori (repubblicani). Queste conclusioni sono state ovviamente apprezzate da X. L’azienda di Elon Musk è quella che rischia maggiormente pesanti sanzioni (secondo il Financial Times, l’indagine è stata sospesa per attendere la fine dei negoziati sui dazi).

Marco Rubio (Segretario di Stato) ha chiesto ai diplomatici nelle ambasciate statunitensi in Europa di interagire con i governi europei e le autorità per evidenziare le preoccupazioni in merito al DSA e ai costi finanziari per le aziende statunitensi. Nel documento visto da Reuters è scritto:

I diplomatici dovrebbero concentrare gli sforzi per ottenere il sostegno del governo ospitante e di altre parti interessate per abrogare e/o modificare il DSA o le leggi correlate dell’UE o nazionali che limitano l’espressione online.

Rubio invita i diplomatici statunitensi a sostenere la necessità di restringere la definizione di contenuto illegale, in modo da non limitare la libertà di espressione. Un altro suggerimento è quello di ritirare o modificare il codice di condotta sulla disinformazione, in quanto impone controlli eccessivi sui contenuti.

Viene inoltre consigliato ai diplomatici di chiedere l’eliminazione o la riduzione delle sanzioni per il mancato rispetto delle restrizioni sui contenuti e di non utilizzare i cosiddetti “segnalatori attendibili” designati dalle autorità nazionali per segnalare i contenuti illegali. Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato che le accuse di censura relative al DSA sono completamente infondate.

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