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Condivisione dati finanziari: ban per le Big Tech?

Condivisione dati finanziari: ban per le Big Tech?

Le Big Tech statunitensi non potranno accedere al sistema di condivisione dei dati finanziari previsto dal regolamento FiDA (Financial Data Access) proposto dalla Commissione europea a fine giugno 2023. Sembra quindi che le attività di lobbying non siano servite a nulla.

Sconfitta per le Big Tech

Le proposte della Commissione europea riguardano la revisione della direttiva sui servizi di pagamento (l’attuale PSD2 diventerà PSD3) e un nuovo regolamento per l’accesso ai dati finanziari (FiDA). Quest’ultimo prevede la possibilità per gli utenti di condividere i propri dati con banche e fintech, mentre i titolari dei dati hanno l’obbligo di fornire tali dati ai clienti. In pratica è simile al GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati), ma specifico per i dati finanziari.

I negoziati sono in corso da quasi due anni e dovrebbero terminare nelle prossime settimane. Secondo le fonti del Financial Times, Apple, Amazon, Google, Meta e altre aziende statunitensi non potranno accedere ai dati. In un documento inviato agli altri paesi europei, la Germania consiglia di escludere le Big Tech per “promuovere lo sviluppo di un ecosistema finanziario digitale europeo e proteggere la sovranità digitale dei consumatori“.

Le attività di lobbying delle aziende statunitensi non hanno portato risultati favorevoli. Se confermata, la decisione darà un notevole impulso alle banche nei loro sforzi per contrastare la minaccia competitiva delle Big Tech che potrebbero utilizzare i dati finanziari per conoscere le abitudini di spesa e di risparmio delle persone.

Il regolamento FiDA consentirà ai fornitori terzi di accedere ai dati di banche e assicurazioni per offrire nuovi servizi come la consulenza finanziaria. I cosiddetti “gatekeeper digitali” potrebbero sfruttare questi dati sensibili per rafforzare la loro posizione dominante. L’accordo sul testo finale è previsto in autunno.

Secondo la Computer & Communications Industry Association Europe, una simile decisione ridurrebbe la scelta dei consumatori. Chamber of Progress afferma invece che ciò rappresenta una discriminazione per le aziende tecnologiche statunitensi.

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