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Come trasformare ChatGPT in un mentore spietato con un trucco

Come trasformare ChatGPT in un mentore spietato con un trucco

ChatGPT, come tutti gli assistenti AI, è gentile. Maledettamente gentile. Annuisce a tutto, elabora ogni nostra idea con entusiasmo, raramente ci contraddice. All’inizio sembra fantastico, in fondo a chi piace ricevere critiche? Purtroppo però, è un’illusione.

Non è che ChatGPT sia educato nel vero senso della parola, è così che lo disegnano… Ma l’approvazione costante uccide il pensiero critico. Quando nessuno ci sfida, smettiamo di mettere alla prova le nostre idee. E questo vale anche se “nessuno” è un freddo algoritmo.

La svolta arriva con una richiesta semplice, ma d’effetto: Fai l’avvocato del diavolo e contesta la mia idea. Improvvisamente, quell’assistente compiacente si trasforma in un partner critico che mette in discussione la logica e scova i punti deboli che preferiremmo ignorare.

La trappola del consenso continuo

I chatbot AI sono progettati per essere utili. Il loro tono predefinito è amichevole e accomodante, perciò tendono a rafforzare le proprie idee invece di smontarle. Questo approccio va bene quando si ha bisogno di un chiarimento. Ma è disastroso se si cerca un confronto critico.

Il ragionamento umano ha bisogno di attrito. Miglioriamo quando le nostre convinzioni vengono sfidate dallo scetticismo e costrette a confrontarsi con punti di vista diversi. Senza questo contrasto, anche le menti più brillanti finiscono per abbracciare supposizioni sbagliate senza nemmeno accorgersene.

Un esempio concreto: chiedere consigli sulla produttività all’intelligenza artificiale produce invariabilmente una lista prevedibile. Pianifica la giornata, stabilisci le priorità, evita di fare più cose contemporaneamente. Tutti ottimi suggerimenti, certo. Ma anche tremendamente banali.

Tutto cambia quando si ribalta la prospettiva: Ora fai l’avvocato del diavolo. Spiegami perché questi consigli potrebbero rendermi meno produttivo. Il tono cambia istantaneamente. ChatGPT inizia a sostenere che una pianificazione eccessiva porta ad affaticamento decisionale, che una programmazione rigida soffoca la creatività, che concentrarsi su un’unica attività non è sempre ideale in contesti lavorativi frenetici.

Stesso chatbot, risposta completamente diversa. Basta esercitare una certa pressione perché l’algoritmo esprima dissenso invece di consenso.

La formula che ribalta la prospettiva

Tutto ruota attorno a una richiesta precisa: Agisci come un avvocato del diavolo. Metti in discussione la mia argomentazione su questo argomento sottolineando i difetti, le controargomentazioni, le prove mancanti e le possibili conseguenze indesiderate. Supponi che il tuo obiettivo sia farmi dubitare della mia posizione.

Sembra semplice, quasi banale. Ma cambia radicalmente il modo in cui l’AI ragiona. Invece di rafforzare il punto di vista presentato, passa in modalità critica. Improvvisamente, ChatGPT diventa analitico e scettico, il che è un bene.

Tre ambiti dove il dissenso fa la differenza

1. Imparare davvero, non solo leggere

Finire un libro o un articolo e riassumerne l’idea principale è solo il primo passo. Il vero apprendimento inizia quando quell’idea viene sottoposta a stress test.

Il piccolo principe sostiene che l’essenziale è invisibile agli occhi. Agisci come un avvocato del diavolo: metti in discussione questa idea, evidenziando quando e perché, invece, ciò che è visibile può essere altrettanto o più importante.

La risposta potrebbe mostrare che l’apparenza non sempre inganna, ma può comunicare qualcosa di vero (ad esempio, la postura o lo sguardo può rivelare stati emotivi e intenzioni); oppure potrebbe ricordare che vedere e misurare è fondamentale in ambiti come la scienza, la medicina o la giustizia. Inoltre, l’invisibile (emozioni e intenzioni) a volte può essere facilmente frainteso senza elementi concreti.

Questo tipo di prompt trasforma la lettura in un dialogo critico. Diventa un vero e proprio esercizio di pensiero filosofico.

2. Decisioni che reggono alla prova dei fatti

Prima di lanciarsi a capofitto in un nuovo progetto, delineare il piano e poi invitare qualcuno a demolirlo è una delle strategie più sottovalutate.

Ecco il mio piano per lanciare una newsletter su intelligenza artificiale e creatività. Come avvocato del diavolo, elenca cinque motivi per cui potrebbe fallire.

La risposta può includere rischi realistici: saturazione della nicchia, differenziazione poco chiara rispetto alla concorrenza, costo in termini di tempo non sostenibile, mancanza di un modello di monetizzazione, dipendenza dagli algoritmi delle piattaforme. Non è demoralizzante, sì, ok, può esserlo, ma permette di affrontare i problemi prima che si presentino.

Molti confondono l’ottimismo con la mancanza di preparazione. Chi vuole davvero che un progetto funzioni dovrebbe essere la prima persona a cercare di demolirlo sulla carta, prima che la realtà lo faccia per davvero.

3. Convinzioni personali sotto esame

Le credenze su noi stessi sono spesso le più resistenti al cambiamento, proprio perché raramente qualcuno le mette in discussione con la necessaria brutalità.

Credo di procrastinare perché sono perfezionista. Fai l’avvocato del diavolo.

L’intelligenza artificiale può sostenere che forse dietro il perfezionismo si nasconde lo spettro del fallimento. Che il perfezionismo viene usato come scusa per evitare il disagio di mettersi alla prova. Che l’attesa del momento perfetto è spesso solo paura mascherata da standard elevati.

Può far male. Ma può anche essere esattamente ciò di cui si ha bisogno. Il punto non è accettare ciecamente ogni critica, ma scovare i vicoli ciechi del proprio ragionamento. Una volta sperimentato questo approccio, diventa difficile farne a meno. Trasforma l’interazione con l’intelligenza artificiale da monologo confortante a dialogo stimolante.

Il processo si articola in tre fasi semplici:

  • Chiedere: presentare un’idea, una convinzione, un piano;
  • Discutere: chiedere esplicitamente all’intelligenza artificiale di fare l’avvocato del diavolo;
  • Adattare: riflettere su cosa regge alla critica e cosa invece crolla sotto il peso delle obiezioni.

Come mettersi alla prova

Per chi volesse sperimentare immediatamente, ecco una formula pronta all’uso: Gioca a fare l’avvocato del diavolo. Contesta la mia opinione su questo argomento. Elenca tre difetti logici, un possibile bias emotivo che potrebbe influenzare il mio giudizio, e una domanda che mi farebbe riconsiderare seriamente la mia posizione.

Funziona con qualsiasi tema: decisioni lavorative, scelte personali, analisi di libri, valutazione di opportunità.

L’arte di dissentire

Chiedere a ChatGPT di contraddire le nostre idee non è un esercizio di autolesionismo intellettuale, ma un modo per pensare meglio. Il disaccordo non è nemico dell’intelligenza, anzi, è ciò che la affina.

Insegnare all’algoritmo a controbattere rende più riflessivi, meno sicuri delle proprie certezze granitiche, e paradossalmente più creativi. Perché la vera creatività non nasce dalla conferma delle proprie intuizioni, ma dall’esplorazione di ciò che potrebbe essere sbagliato in quelle intuizioni.

Nelle conversazioni con il chatbot di OpenAI, come nella vita reale, serve qualcuno abbastanza coraggioso da dire quando si sta sbagliando. E se quell’entità è un algoritmo addestrato a essere d’accordo con tutto, bisogna dargli esplicitamente il permesso di dissentire.

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