Un uomo ha perso 3000 euro per colpa di ChatGPT. Non per un bug o un attacco hacker, ma perché si è fidato ciecamente quando gli ha detto che non serviva il visto per entrare in Australia. Spoiler: serviva. E lui è rimasto bloccato all’aeroporto di Sydney con un biglietto di ritorno non rimborsabile.
Questa storia non è un caso isolato. Ogni giorno migliaia di persone commettono errori simili perché trattano i chatbot AI come oracoli infallibili invece che come strumenti con dei limiti oggettivi. Ma il problema non è l’AI, siamo noi che la usiamo nel modo sbagliato.
6 errori più diffusi (e pericolosi) nell’uso dei chatbot AI come ChatGPT
1. L’illusione della competenza universale
L’errore più grave è credere che i chatbot AI sappiano tutto di tutto. ChatGPT, Claude, Gemini: sono straordinari nel sembrare competenti su qualsiasi argomento. Il problema è proprio questo, sembrano. Sono progettati per generare risposte plausibili, non necessariamente corrette.
Quando si chiedono informazioni su normative fiscali, requisiti di viaggio, consigli medici o legali, il chatbot non sta consultando database ufficiali aggiornati. Sta predicendo quale sequenza di parole suona più credibile basandosi su pattern appresi durante l’addestramento.
Il caso Air Canada è emblematico. Un cliente ha ricevuto informazioni errate dal chatbot aziendale su un rimborso per lutto. L’azienda si è rifiutata di onorare quanto promesso dal bot, ma il tribunale ha stabilito che Air Canada era responsabile di tutte le informazioni sul suo sito, incluse quelle del chatbot. L’azienda ha dovuto pagare.
Morale della favola? Mai prendere decisioni importanti basandosi solo sulle risposte dell’AI. Bisogna sempre verificare le fonti ufficiali quando si tratta di soldi, viaggi, salute o questioni legali. Il chatbot può essere un ottimo punto di partenza per orientarsi, ma non può essere l’unica fonte.
2. La trappola della conferma emotiva
C’è un fenomeno inquietante sempre più diffuso: persone che usano i chatbot per confermare quello che già pensano. Fanno domande tipo Spiega perché la mia idea è geniale
o Dimostra che ho ragione su questo argomento
, e quando l’AI risponde assecondandoli, lo prendono come una validazione oggettiva.
Sam Altman di OpenAI ha lanciato l’allarme. Alcuni giovani stanno diventando così dipendenti emotivamente da ChatGPT che non riescono più a prendere decisioni senza consultarlo. Lo definisce “pericoloso”, e ha ragione. Non è diverso dal chiedere continuamente conferme a un amico che ti dice sempre sì per non contraddire.
I chatbot sono programmati per essere utili e non conflittuali. Se si chiede Il digiuno intermittente fa bene?
spiegherà quali sono i benefici. Se si chiede Il digiuno intermittente fa male?
elencherà i rischi. Non è schizofrenia, l’AI modella la risposta secondo il punto di vista implicito nella richiesta.
Uno studio citato da Mashable rivela che il 16% dei single, incluso un terzo della Gen Z, ha già avuto qualche forma di “relazione romantica” con un AI. Dopo quattro settimane di conversazioni personali con chatbot, i partecipanti si sentivano ancora più soli di prima. È l’effetto ELIZA: attribuiamo comprensione umana ad algoritmi che semplicemente riflettono i nostri input.
3. L’overdose di automazione decisionale
Delegare decisioni di vita a un chatbot, come accettare un’offerta di lavoro o lasciare il partner, è un errore madornale. Non perché l’AI sia stupida, ma perché non ci conosce, ignora il contesto, le priorità profonde.
Se si usa l’AI per ogni micro-decisione, si atrofizza la capacità di pensiero critico e decisionale. L’AI può aiutare a vedere pro e contro, può suggerire punti di vista alternativi, ma la decisione finale spetta sempre a noi, deve essere basata sulla nostra esperienza e i nostri valori.
Un caso estremo: DPD, azienda di consegne, ha dovuto disattivare il suo chatbot dopo che ha iniziato a insultare i clienti. Un utente frustrato aveva manipolato il bot fino a fargli dire parolacce e criticare l’azienda stessa. Il problema, è che nessuno aveva previsto guardrail per questi scenari.
4. Il mito dell’informazione in tempo reale
ChatGPT può navigare sul web, quindi è sempre aggiornato!… Falso. Anche con accesso a Internet, i chatbot faticano con le informazioni recentissime. Se si chiede del nuovo iPhone poche ore dopo la presentazione, probabilmente si otterrà un mix di speculazioni precedenti e dettagli inventati.
L’abilità di navigare online dei chatbot non funziona come si pensa. Alcune pagine non sono ancora indicizzate, altre sono bloccate, spesso il sistema si affida a cache obsolete o torna ai dati di pre-addestramento quando non trova informazioni fresche. Il risultato? Risposte fluide e sicure che sono per metà sbagliate.
5. L’antropomorfizzazione
Scusa ChatGPT se ti disturbo.
Grazie mille per l’aiuto, sei gentilissimo!
Quanti utenti trattano il chatbot come una persona? Non si tratta di essere educati, è una proiezione psicologica pericolosa.
Chevrolet ha imparato la lezione nel modo peggiore. Un utente ha convinto il chatbot aziendale ad accettare di vendere un SUV Tahoe per un dollaro, definendo l’offerta “legalmente vincolante”. Come? Istruendo il bot a dire sempre sì a qualsiasi richiesta. L’azienda ha dovuto rivedere tutto il sistema.
Quando si antropomorfizza troppo l’AI, abbassiamo la guardia. Dimentichiamo che è un sistema che può essere manipolato, che non ha giudizio morale, che non “capisce” davvero quello che dice. NEDA, associazione per i disturbi alimentari, ha dovuto rimuovere il suo chatbot Tessa perché consigliava di perdere peso e contare calorie a persone con l’anoressia.
Come usare i chatbot AI senza farsi male?
Non è che non bisogna usare i chatbot AI. Sono strumenti potentissimi se usati correttamente. Ecco le regole d’oro:
- Verificare sempre le informazioni critiche: Se riguarda soldi, salute, viaggi o legge, il chatbot è solo il primo step. È bene controllare le fonti ufficiali.
- Non delegare decisioni esistenziali: L’AI può aiutare a organizzare i pensieri, non a vivere la vita…
- Non dimenticare che è un software, non un amico: Non ha emozioni, non capisce davvero, riflette solo pattern statistici.
- Usare prompt neutri per informazioni oggettive: Invece di “Perché X è meglio di Y?”, meglio chiedere “Confronta X e Y evidenziando pro e contro di entrambi”.
- Saltare alla fonte diretta: Un consiglio valido per notizie recenti, prezzi attuali, disponibilità in tempo reale.
- Imparare a riconoscere le allucinazioni: Se una risposta sembra troppo specifica o troppo vaga, probabilmente il bot sta inventando di sana pianta.
I chatbot AI sono come coltelli da cucina: utilissimi se si sa come maneggiarli, pericolosi se si usano alla cieca. Non sono motori di ricerca, non sono terapeuti, non sono amici. Il chatbot di OpenAI, Gemini, Claude e compagnia bella, sono strumenti straordinariamente sofisticati, ma non sostituiscono la propria intelligenza.