La nuova modalità Studio di ChatGPT è programmata per dire “no” agli studenti che cercano scorciatoie facili. Il chatbot di OpenAI non sarà più il compagno di banco che passa i compiti copiati, ma il professore severo che costringe a ragionare con la propria testa.
ChatGPT si rifiuta di fare i compiti al posto degli utenti con la modalità Studio
La modalità Studio trasforma ChatGPT in un mentore socratico. Invece di fornire risposte immediate, l’AI inizia a porre domande per testare la comprensione dello studente. Questa inversione di ruoli. L’AI che una volta risolveva equazioni in millisecondi ora chiede di spiegare il ragionamento dietro ogni passaggio.
I numeri parlano chiaro: l’86% degli studenti usa già l’intelligenza artificiale per studiare. Ma mentre ChatGPT risolve i problemi in un batter d’occhio, i cervelli degli studenti si stanno letteralmente spegnendo. Una ricerca di giugno ha dimostrato che chi usa ChatGPT per scrivere saggi mostra un’attività cerebrale significativamente inferiore rispetto a chi usa Google o scrive da solo.
Ecco il punto debole del sistema: nessuno può costringere uno studente a rimanere in modalità Studio. Con un clic, si può sempre tornare al ChatGPT tradizionale che fornisce risposte immediate.
OpenAI ha scelto deliberatamente di non implementare controlli parentali o amministrativi che blocchino gli studenti nella modalità Studio. L’apprendimento autentico può avvenire solo se nasce dalla motivazione personale, non dalla coercizione tecnologica.
OpenAI copia Anthropic
Non è un caso che questa novità arrivi pochi mesi dopo che Anthropic ha lanciato una modalità simile, Claude for Education.
Quando ChatGPT è apparso sulla scena, le scuole hanno reagito con divieti generalizzati. Oggi, molte di quelle stesse scuole hanno fatto marcia indietro, riconoscendo che l’AI era ormai parte integrante della vita dei giovani. Ora OpenAI sta provando a chiudere il cerchio. Non più uno strumento da bandire o da subire passivamente, ma un alleato nell’apprendimento.