Quando si fa una domanda a ChatGPT, a volte la risposta che si riceve, pur essendo corretta, lascia interdetti. Sembra di leggere un manuale di istruzioni invece di parlare con un esperto. Il problema non è il chatbot in generale, ma il modo in cui si comunica. Esiste un trucco incredibilmente semplice che può trasformare risposte generiche in consigli da vero esperto.
Si tratta di aggiungere appena tre parole alla fine delle domande, eppure la differenza nel risultato è notevole. Non servono prompt complessi, bastano solo tre parole che dicono a ChatGPT di comportarsi come qualcuno che sa davvero di cosa sta parlando.
Come trasformare ChatGPT in un esperto
La “formula magica” è questa: aggiungi come un [ruolo]
alla fine di qualsiasi domanda. Tutto qui. Tre parole che trasformano ChatGPT da assistente generico a consulente specializzato.
Invece di chiedere Riassumi questo articolo
, meglio Riassumi questo articolo come un giornalista
. La differenza è immediata. Da un riassunto piatto si ottiene una sintesi strutturata con titolo, lead e punti chiave evidenziati, proprio come farebbe un professionista dell’informazione.
Si vogliono confrontare due prodotti? Invece di dire semplicemente: Confronta iPhone 15 e Samsung Galaxy S24
, funziona meglio: Confronta iPhone 15 e Samsung Galaxy S24 come un esperto di tecnologia
. Improvvisamente ChatGPT non si limita a elencare specifiche tecniche, ma analizza pro e contro dal punto di vista di chi testa prodotti per mestiere.
Si ha bisogno di un feedback per il Curriculum Vitae? Basta dire: Valuta il mio curriculum come un recruiter
. In questo modo, ChatGPT fornirà consigli meno vaghi e superficiali. Inizierà a ragionare come qualcuno che legge centinaia di CV al mese e sa esattamente cosa cattura l’attenzione. In pratica, si ottiene il punto di vista di un vero esperto del settore, non solo una correzione formale.
Perché funziona assegnare un ruolo a ChatGPT?
Il motivo per cui questo trucco funziona è legato al modo in cui ChatGPT è stato addestrato. Il modello ha assorbito miliardi di testi scritti da esperti in ogni campo immaginabile: articoli accademici, manuali professionali, discussioni tecniche, recensioni specializzate.
Quando si assegna un ruolo specifico, si attivano automaticamente tutti gli schemi linguistici e concettuali associati a quella professione. Quando ad esempio si dice: Rispondi come uno chef
, l’AI automaticamente “accende” nella sua memoria tutto quello che sa sui cuochi, i termini tecnici, le espressioni tipiche, l’esperienza pratica, ecc. Senza questa indicazione, il chatbot cerca di dare una risposta “universale” che va bene per chiunque, ma non è perfetta per nessuno, perché è superficiale e generica. È come chiedere consigli di cucina a qualcuno che ha letto tutti i libri di ricette del mondo, ma non ha mai cucinato nulla in vita sua.
Con un ruolo specifico, ChatGPT si comporta come se fosse davvero immerso in quella professione, utilizzando il gergo appropriato, seguendo le convenzioni del settore e applicando la logica tipica di quell’ambito. In pratica, l’AI “indossa i panni” di quel professionista e vede il tuo problema attraverso i suoi occhi esperti.
Casi d’uso
- Come un insegnante: trasforma spiegazioni complesse in lezioni accessibili, con esempi pratici e passaggi graduali. È perfetto quando si devono imparare concetti difficili o spiegare qualcosa a qualcun altro.
- Come un chef: non si limita a fornirti ricette, ma spiega tecniche culinarie, sostituzioni di ingredienti e adattamenti basati sui propri gusti e intolleranze alimentari.
- Come un marketer: produce copy più persuasivo, identifica target audience e suggerisce strategie di posizionamento che un prompt generico non potrebbe mai generare.
- Come un coach: trasforma vaghi desideri di miglioramento in piani d’azione concreti, con traguardi misurabili e strategie motivazionali.
- Come un critico: fornisce valutazioni più rigorose e costruttive, identificando punti deboli e suggerendo miglioramenti specifici.
Quando essere specifici fa la differenza
La differenza salta subito all’occhio: cambia completamente il modo in cui l’AI ti risponde. Con un prompt generico si ottengono le solite liste generiche: punto uno, punto due, punto tre, ecc. Con un ruolo specifico, l’AI inizia a parlare e ragionare davvero come quel professionista. Usa il linguaggio tecnico giusto, segue il metodo di lavoro tipico di quella professione, e truttura la risposta come farebbe un vero esperto.
Chiedere consigli di design senza specificare il ruolo porta a suggerimenti vaghi sui colori e la composizione. Chiedere “come un designer UX” produce analisi su usabilità, flow utente, gerarchia visiva e best practice specifiche del settore.
Se si chiede aiuto per un progetto aziendale senza specificare un ruolo, si ricevono i soliti consigli da manuale. Quando invece si dice: Aiutami come un consulente strategico
, l’AI automaticamente tira fuori gli strumenti professionali veri: analisi SWOT per valutare punti di forza e debolezza, studio dei rischi competitivi, strategie di go-to-market mirate, modelli di analisi.
I veri professionisti hanno una sorta di “cassetta degli attrezzi” mentale, che usano automaticamente. Un consulente strategico, di fronte a qualsiasi problema aziendale, istintivamente pensa: Ok, prima mappo i competitor, poi analizzo i rischi, infine definisco la strategia di lancio
. Quando l’AI “diventa” quel consulente, usa esattamente gli stessi strumenti professionali. Non devi nemmeno sapere che esistono – l’AI li applica da sola perché “pensa” come farebbe un vero esperto del settore.
L’arte di scegliere il ruolo giusto
Non tutti i ruoli funzionano per tutte le situazioni. Il trucco è capire quale professionista darebbe davvero la risposta migliore. Se si vogliono idee creative e innovative, si può ricorrere a ruoli come artista, designer o imprenditore. Se si ha bisogno di analisi rigorose, meglio il ruolo di analista finanziario, ricercatore o consulente strategico. Si vuole comunicare meglio il ruolo di giornalista, copywriter o coach di public speaking dovrebbero vanno decisamente meglio.
Non bisogna aver paura di essere creativi con i ruoli, a volte le combinazioni inaspettate funzionano benissimo. L’unica regola, è che il ruolo deve avere senso per il proprio problema. L’importante è che quel professionista, nella vita reale, affronterebbe situazioni simili alla propria.
Questo trucco, naturalmente, non funziona solo con il chatbot di OpenAI, ma con tutti i chatbot AI, da Claude a Gemini, e persino con gli assistenti vocali come Alexa o Google Assistant.