Il campionato di calcio è ripreso da poco più di una settimana e il fischio d’inizio di ogni partita guardata in TV o su un qualsiasi dispositivo è anticipato da uno spot antipirateria. Quella contro lo streaming illegale è una battaglia che le leghe di Serie A, B e C combattono ormai da un biennio al fianco di AGCOM, con l’arma del Piracy Shield. Se da una parte i suoi gestori esultano per i risultati ottenuti, dall’altra c’è un impatto derivante dall’utilizzo dello strumento che rischia di passare sottotraccia, quello che mette fuori uso servizi internet legittimi. Un articolo pubblicato dalla University of Twente fa luce su questo aspetto.
Gli autori sono Antonio Prado, Raffaele Sommese, Anna Sperotto, Jeroen van der Ham-de Vos e Antonia Affinito. Si intitola “90th Minute: A First Look to Collateral Damages and Efficacy of the Italian Piracy Shield” ed è stato accettato all’evento XXI International Conference on Network and Service Management 2025. Si parla, appunto, di danni collaterali e di efficacia. Rimandiamo al link a fondo articolo per la versione integrale, qui ci limitiamo a segnalare le conclusioni più significative tra quelle emerse dallo studio, condotto attraverso l’analisi delle risorse bloccate elencate in una fonte pubblica trapelata su GitHub.
Il problema dei blocchi IP a maglia larga
Il problema più grave è quello legato ai blocchi IP definiti a maglia larga, imposti dall’autorità con l’obiettivo di rendere irraggiungibile una risorsa dello streaming illegale, finendo però per colpire anche siti e servizi online che con le trasmissioni non hanno a che fare. Il caso più eclatante è forse quello risalente all’ottobre 2024, che ha impedito agli utenti di Google Drive di scaricare i propri file. Discorso analogo per i blocchi DNS.
Prima la Spagna e ora anche la Francia hanno scelto di adottare approcci simili per la lotta alla pirateria. Invece, il Regno Unito sta percorrendo una strada differente, puntando più sulla cultura della legalità con la campagna BeStream Wise, lavorando dunque sull’origine del comportamento illecito anziché limitarsi a cercare di impedirlo.
Tornando all’Italia, sono risultate essere in totale 3.782 le richieste di blocco emesse sulla piattaforma Piracy Shield per il periodo compreso tra il 2 febbraio 2024 e il 4 giugno 2025, concentrate perlopiù nel fine settimana (quando va in scena il campionato). Le risorse oscurate sono state localizzate geograficamente soprattutto nei Paesi Bassi (37,9%), in Germania (9,0%) e in Romania (8,2%). Il 2,5% anche nel nostro territorio, il 76,8% entro i confini europei.
Un aspetto particolarmente interessante (per un quadro più completo invitiamo di nuovo a consultare l’articolo nella sua versione integrale) è quello relativo al fatto che il 24% dei 10.918 IP bloccati erano affittati. Questo potrebbe aver conseguenze negative per chi li andrà a noleggiare in futuro.
Ciò suggerisce che gli streamer illegali potrebbero tentare di sfruttare lo spazio di indirizzi in affitto in modo più intensivo, anche se solo indirettamente, ottenendoli da società di hosting, portando a più potenziali danni collaterali per i nuovi noleggiatori.
A proposito di danni collaterali, sono 508 i siti web certamente non correlati allo streaming rimasti vittime del blocco di 131 indirizzi IP.
La reale efficacia di Piracy Shield
Gli autori dell’articolo pongono l’attenzione anche sulla reale efficacia della piattaforma. Riportiamo in forma tradotta un estratto.
Mettiamo anche in discussione la sua efficacia nel frenare i flussi illegali, poiché le prove suggeriscono che gli operatori possono eludere il blocco. I nostri dati dipingono un quadro preoccupante, con centinaia di siti web legittimi interessati, spazi di indirizzi in affitto resi inutilizzabili e rischi emergenti anche per l’infrastruttura nazionale.
L’invito è quello a considerare approcci alternativi per supportare la legittima lotta alla pirateria.
Alla luce di questi risultati, esortiamo le autorità a riconsiderare i principi fondamentali della piattaforma e a esplorare approcci più praticabili e trasparenti per combattere lo streaming illegale.
Ricordiamo che le ultime modifiche apportate al regolamento sul diritto d’autore prevedono l’impiego di Piracy Shield anche per proteggere film, serie TV e musica.